(Il Romanista - D.Galli) - «Sono ancora in corso contatti con un numero limitato di potenziali acquirenti». Alla luce delle ultime indiscrezioni di stampa, ma anche per ottemperare a un obbligo imposto mesi fa dalla Consob,
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Italpetroli: «Contatti in corso»
(Il Romanista – D.Galli) – «Sono ancora in corso contatti con un numero limitato di potenziali acquirenti». Alla luce delle ultime indiscrezioni di stampa, ma anche per ottemperare a un obbligo imposto mesi fa dalla Consob,
ieri Compagnia Italpetroli ha voluto precisare quello che definisce lo «stato di avanzamento delle attività finalizzate alla cessione della partecipazione di controllo in A.S. Roma». In sostanza la holding, cui fa ancora capo la società di calcio, fa il punto della situazione. «In proposito - recita il comunicato di Italpetroli - sono ancora in corso contatti con un numero limitato di potenziali acquirenti ai quali è stato dato accesso ad informazioni di maggiore dettaglio per la predisposizione di offerte vincolanti». Nomi non ne vengono fatti, perché, spiega la società, «come già comunicato in precedenza, in considerazione degli impegni di confidenzialità assunti e della esigenza della riservatezza per il miglior esito dell’attività di dismissione, Compagnia Italpetroli non intende, allo stato, fornire maggiori informazioni circa i partecipanti al processo di cessione o il contenuto delle offerte da essi formulate». Il comunicato, di fatto, non aggiunge nulla a quanto già si sapeva. Rothschild e Unicredit sono in contatto sia con la famiglia Angelucci, sia con un misterioso pool di investitori americani. Secondo qualcuno, sarebbe in corsa anche il fondo Aabar. Questi soggetti hanno avuto accesso, come ricorda il comunicato di Compagnia Italpetroli, alla due diligence. Ai dati sensibili della società. E li stanno valutando. In un caso, quello degli Angelucci, la cifra proposta - si dice 86 milioni di euro - è lontanissima dalle richieste della banca. Nell’altra ipotesi, quella degli americani, sembra che si stia ancora valutando l’opportunità di investire o meno in un mercato come quello italiano. Un mercato che presenta ancora parecchi limiti. A cominciare dall’assenza di una normativa che abbatta i tempi per la costruzione degli stadi di proprietà, vera miniera d’oro per quei club come l’As Roma che, con l’introduzione della contrattazione centralizzata dei diritti tv, hanno dovuto fare i conti con una ulteriore contrazione dei ricavi. Il disegno di legge è fermo da un anno e mezzo alla Camera. Intervenuto mercoledì ai margini di un esecutivo dell’Abi, l’Associazione bancaria italiana, l’amministratore delegato di Unicredit, Federico Ghizzoni, ha comunque posto dei paletti. «Il prezzo è importante, ma lo è anche il futuro della squadra», ha avvisato. Già, il prezzo. Messaggio ai naviganti italiani: gli Angelucci non si ripresentino con quell’offerta da 86 milioni, altrimenti sarà nuovamente rifiutata e porterà Unicredit ad assumere una posizione ostile. Messaggio ai naviganti americani: accelerate le vostre valutazioni, perché il tempo sta per scadere. A Piazza Cordusio continuano a pensare di poter ricevere entro il 31 gennaio le offerte vincolanti. L’impressione, però, è che pure stavolta la banca dovrà rinviare la deadline. A Piazza Cordusio non sono preoccupati, anche se qualche fonte finanziaria vicina al dossier invita eventuali investitori italiani, magari interessati a gestire fette di business nella Capitale, a cominciare a ragionare su un progetto imprenditoriale condiviso. A una cordata. È il piano B. Perché l’obiettivo numero uno resta sempre quello: consegnare l’As Roma agli americani.
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