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Leggo

Indimenticato Ago

Indimenticato Ago - immagine 1
Nato a Tor Marancia con il sogno di giocare per la Roma che lo arruolò quando aveva 13 anni. Esordì in prima squadra nel 1972-73
Redazione

"Oggi saresti qui" Sì, con più amore e attenzione oggi forse Ago sarebbe qui. Sono passati 30 anni esatti da quel maledetto 30 maggio 1994. Quando Di Bartolomei decise di togliersi la vita con un colpo di pistola al petto a 10 anni di distanza dalla finale persa ai rigori col Liverpool in Coppa dei Campioni ricorda Francesco Balzani su Leggo. Un colpo al cuore come canta Venditti. Che ha scosso l'Italia e in particolare la Roma, quella Roma di Agostino. "Mi sento chiuso in un buco" scrisse sul biglietto d'addio. Deluso anche da chi lo aveva escluso dal mondo del calcio. Nato a Tor Marancia col sogno di giocare per la Roma che lo arruolò nella giovanili a 12 anni. Qualche stagione dopo diventò il faro della Roma di Liedholm. Poi il passaggio al Milan e alla Salernitana (che ieri lo ha ricordato nel posto dove riposa) e le difficoltà di affrontare la vita dopo al carriera da calciatore. Trent'anni di domande da parte della famiglie e della tifoseria giallorossa che l'ha ricordato recentemente in una meravigliosa coreografia durante il derby. Domani proprio Roma e Milan lo onoreranno con una maglia speciale in un'amichevole che si giocherà in Australia. "L'anniversario della morte di Ago è sempre triste per ogni romanista - ha spiegato De Rossi-. Lui ha lasciato l'esempio di cosa significhi essere romano e romanista. E dobbiamo onorarlo e ricordalo ogni volta che indossiamo questa maglia". Verrà ricordato oggi anche dai suoi ex compagni: Conti, Nela, Pruzzo e tutti gli altri. Di Bartolomei era un leader schivo, un campione silenzioso ed intelligente. Simbolo di un calcio che non esiste più: 317 aprite con la Roma e 71 gol. Lo storico scudetto del 1983, tre Coppa Italia e quella maledetta finale del 1984. Poi l'addio doloroso e l'arrivo al Milan dove giocherà 3 stagioni prima di chiudere la carriera a Cesena e Salerno. Proprio a San Marino, frazione di Castellabate e luogo di nascita della moglie Marisa, il centrocampista decise di farla finita. Il suo volto, il suo essere e il suo amore per la Roma però non moriranno mai.