(Il Romanista-C.Zucchelli) È uno concreto, Vincenzo Montella: lo era da giocatore - entrava e segnava - lo è adesso che fa l’allenatore e che, pur amando un gioco d’attacco con tre punte fisse, per dare equilibrio alla squadra spesso ne sacrifica una.
rassegna stampa roma
Il gruppo ha eletto Montella
(Il Romanista-C.Zucchelli) È uno concreto, Vincenzo Montella: lo era da giocatore – entrava e segnava – lo è adesso che fa l’allenatore e che, pur amando un gioco d’attacco con tre punte fisse, per dare equilibrio alla squadra...
Per questo, l’unica cosa a cui pensa da quando siede sulla panchina della Roma, è sempre la stessa: punti, punti, punti. Farne più possibile, portare la squadra a conquistare il quarto posto per giocare la Champions del prossimo anno e, magari, conquistare la decima Coppa Italia della storia romanista. Perché i piazzamenti sono sì importanti (in questo caso fondamentali) ma in bacheca alla fine restano i trofei. E lui, dopo aver vinto da giocatore, ha tutte le intenzioni di ripetersi. Senza pensare, almeno nel lavoro di tutti i giorni, a quello che sarà. Perché, come lui stesso ha detto sia venerdì in conferenza, sia sabato dopo la partita, sembra quasi una beffa il fatto che «più faccio bene, e magari porto la squadra in Champions, più possibilità ho che mi venga tolta». Ha detto proprio così, segno che ormai sente il gruppo Roma come qualcosa di suo. Non potrebbe essere diversamente, visto quello che è riuscito a creare con i giocatori in queste settimane.
Ha parlato chiaro a tutti: dai portieri, comunicando subito chi sarebbe stato il titolare e perché, ai centrocampisti («Pizarro mi servi immediatamente») agli attaccanti. Con loro, in particolare, il dialogo è costante: con Totti basta uno sguardo, con Borriello serve qualche parola in più considerato che spesso e volentieri l’attaccante è costretto a finire in panchina. Vucinic è per Montella croce e delizia: loadora, mapretende da lui molto di più di quello messo in mostrafinoadora. Giusto con Menez il rapporto sembra essere più complicato, ma non è escluso che possa succedere quanto accaduto con Ranieri un anno fa: scontro all’inizio, abbracci e massima fiducia dopo, una volta capite l’uno le intenzioni dell’altro.
Potrebbe essere proprio la coesione del gruppo (ma quanto ha esultato Loria al secondo gol di Totti a Udine?) una delle chiavi per scegliere l’allenatore che guiderà la Roma nei prossimi anni. I nomi sono tanti e quasi tutti di livello ed esperienza internazionale e su quest’ultimo parametro Montella sa di non poter competere. Però sa di avere dalla sua l’entusiasmo, la passione e anche una professionalità non comune per un giovane allenatore di 37 anni. Un allenatore che tende sempre a restare impassibile, ma che al Friuli si è lasciato andare a tanti di quegli abbracci che pare difficile pensare che la sua avventura alla Roma sia destinata a finire tra un mese.
Il compromesso, che poi è quello paventato da lui stesso qualche giorno fa, potrebbe essere quello di restare comunque, magari come secondo di un tecnico di primissimo livello( tradotto, farebbe il vice di Guardiola o Ancelotti, non certo di Gasperini, con tutto il rispetto) per imparare i segreti del mestiere e tornare, tra un paio d’anni, a guidareinprimapersonalasquadra. Una squadra che è tutta dalla sua parte. Impensabile, fino a qualche settimana fa.
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