rassegna stampa roma

Il coro a Trigoria: «Vergognatevi»

(Il Romanista – P.Bruni) Dai fischi dell’Olimpico a quelli di Trigoria. La sgomento dei tifosi sembra non avere fine, come un incubo a puntate, in un canovaccio alla Freddy Krueger, il personaggio cinematografico che tormentava i sogni...

Redazione

(Il Romanista - P.Bruni) Dai fischi dell’Olimpico a quelli di Trigoria. La sgomento dei tifosi sembra non avere fine, come un incubo a puntate, in un canovaccio alla Freddy Krueger, il personaggio cinematografico che tormentava i sogni delle persone.

Eccoli lì, circa una cinquantina, compatti e stufi di vedere la Roma continuare a prendere schiaffi a destra e manca. «E’ tornata la Rometta», sussurra qualcuno. «Dovrebbero vergognarsi di loro stessi», sentenzia qualcun altro. La rabbia è coesa, l’amarezza pure. Stefano, abbonato in Sud, ha quasi la bava alla bocca: «Sono indegni di indossare questa maglia. Meritano solamente il mio disprezzo ».

David, scuote la testa come se non riuscisse a credere ai propri occhi: «Prendono uno stipendio da favola e si allenano un’oretta al giorno: sanno soltanto chiedere più soldi». Simona: «Li hai visti? Non sanno fare tre passaggi di seguito. Assurdo». Qualche metro prima dell’entrata principale del Bernardini, a piazzale Dino Viola, un gruppetto di ragazzi passa il tempo tirando due calcio ad un pallone. «Siamo più forti noi che sta manica di viziati ». «Altro che professionisti sono dei pupazzi», «Non riesco a capire il motivo per cui Ranieri non si dimette. E quello sarebbe un romanista?». E così via, si potrebbe proseguire all’infinito. Gianluigi: «Sembra essere tornati indietro nel tempo. Che fine ingloriosa stiamo facendo». E poi, Sandro: «Non c’hanno le palle ‘sti buffoni», Salvatore: «Voglio proprio vedere che cosa combineranno a Genova. Al peggio non c’è mai fine», Pietrone: «Pensavo di trovare mille persone stamattina (ieri, ndc) e, come al solito, siamo i soliti noti. Fin quando non ci compatteremo, non otterremo nulla». Il desiderio di passare una nottata che dura, ormai, da troppo tempo è evidente.

I tanti bocconi amari dovuti mandare giù a forza hanno lasciato un segno profondo. Una ferita infetta e profonda. «Roba da matti» dice una madre a suo figlio. Come darle torto, d’altronde. I limiti fisici, mentali, tattici della Roma hanno fatto a brandelli i nervi della gente. «Dieci gol subiti in appena tre partite. Roba da fantacalcio», commenta Marco. Gli va dietro a ruota Aurelio: «E pensare che Ranieri è un difensivista. Mi pare solamente in confusione». «Confusione? – ribatte Giulio – secondo me viene difende troppo. Il 50% delle colpe sono sue. Speriamo si faccia da parte quanto prima». Furibonda Lela: «Non c’hanno voglia di fare nulla. Li manderei a zappare la terra». Alessio: «Bisogna cacciare l’allenatore. Lo spogliatoio si è spaccato e rischiamo di arrivare decimi in campionato ». Giù di corda, come molti altri, il povero Domenico: «Speriamo che gli americani proseguano ugualmente la trattativa, altrimenti sono dolori». «Via da Trigoria: Ranieri, la Sensi, i dirigenti che vivono sulle nostre spalle e mezza squadra. C’avete rotto le palle», strilla un tipo appoggiato al cancello.

Un po’ qua e un po’ là, si creano capannelli di protesta e le scritte spuntano sui muri come funghi: “Indegni”, “Mercenari”, “Vergogna”. I sogni d’estate hanno lasciato posto ad una malinconica realtà. La gioia in irritazione, la pazienza in veleno. Tutto sembra contornato da un velo di incredulità, sgomento e timore. In pochi giorni la Roma è uscita dalla lotta scudetto e, probabilmente, anche dalla Champions League. L’8 marzo servirà la consueta gara della vita a Donetsk. Vittorio: «Pure quest’anno ci toccherà provare a fare il miracolo e, come sempre, finirà male». Lia: «Fare due gol in Ucraina non è complicatissimo, il problema fondamentale è non prenderli. Lì la vedo difficile ». «Tutto uguale nel solito copione giallorosso: ci bastonano all’andata e corriamo a fare gli eroi a ritorno. E’ la storia di sempre», aggiunge Fabio. Sfiduciato e sottotono anche Andrea: «Ho finito gli insulti, non so più che cosa dire a questi buffoni. Solo indifferenza e fischi. Devono capire che per noi la Roma è un amore, non una professione». Ad oggi, però, l’unica impresa che si è vista in giro l’hanno realizzata i sostenitori romanisti: nonostante tutto, almeno loro, riescono a provare qualche sentimento verso chi li sta conducendo nell’oblio dell’anonimato sportiv