(Il Romanista - V. Meta) - Il Capitano si avvia verso la linea del fallo laterale fra gli applausi di tutto lo stadio, guarda negli occhi il capitano, gli dà il cinque e poi lo abbraccia. Per il Capitano è appena finita la quattrocentosettantaquattresima partita con la Roma in serie A, per il capitano sta iniziando la prima.
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Il Capitano che sostituì il Capitano
(Il Romanista – V. Meta) – Il Capitano si avvia verso la linea del fallo laterale fra gli applausi di tutto lo stadio, guarda negli occhi il capitano, gli dà il cinque e poi lo abbraccia. Per il Capitano è appena finita la...
Potrà dire che è stato Totti a benedire il suo esordio, Alessandro Florenzi, che a due settimane dalle finali scudetto che aspettano la sua Primavera ha regalato l’ultima emozione dell’anno a un Olimpico avaro di applausi con tutti tranne che con i due capitani. Una decina di minuti accanto a David Pizarro - quello a cui si ispira da sempre e che è stato il primo a dargli il cinque quando è entrato -, quanto basta per rendere indimenticabile una notte di primavera. Al fischio finale Florenzi è corso verso la tribuna per mandare alla famiglia al completo il primo bacio da giocatore della prima squadra. Poco più di una parentesi, questa, visto che a chi gli chiedeva quali prospettive si aprissero per la sua carriera dopo questa notte Florenzi rispondeva senza pensarci: «Il futuro? Se venite a cercarmi domani, mi troverete alle 14.45 a Trigoria, in campo con la mia squadra». L’euforia di una notte non cancella l’obiettivo di una stagione: il Milan è già nel mirino. A festeggiarlo ci hanno pensato gli amici che abitano nel suo stesso palazzo a Vitinia, che hanno salutato il suo rientro a casa dopo la partita con uno striscione alle pareti dell’atrio. Quanto a lui, le emozioni dell’esordio non gli hanno tolto il sonno: «A mezzanotte e mezza già dormiva - racconta il papà Luigi -. Io non ho preso sonno tutta la notte, lui invece era tranquillissimo. Non si è neanche alzato tardi la mattina dopo». E dire che la serata era di quelle per cuori forti: «Vederlo entrare in campo è stata un’emozione che non si può descrivere. Lo guardavo e pensavo a tutte le volte che l’ho accompagnato all’Olimpico perché doveva fare il raccattapalle e adesso invece i ragazzini davano la palla a lui. Ha fatto tanti sacrifici in questi anni, e noi con lui. Questa serata ci ripaga un po’ tutti».
Vent’anni compiuti a marzo, gli ultimi sei passati nelle giovanili delle Roma, Florenzi aspettava la prima con i grandi ormai da qualche mese, da quando Montella lo ha aggregato ai suoi in allenamento. Convocato per le trasferte di Lecce e di Milano in Coppa Italia, si era dovuto accontentare sempre della tribuna:quando il tecnico l’ha mandato a scaldarsi a inizio ripresa insieme a Caprari, ha capito che forse il suo momento stava arrivando. A rimanere negli occhi è però quell’abbraccio con Totti così carico di suggestioni. «Eh, non ce l’aspettavamo - dice ancora il papà -. Entrare al posto di Totti per un ragazzo è un onore, certo, ma la speranza è che in qualche modo possa essere un segno. Non lo dimenticheremo mai. Lui? Tranquillissimo, non è il tipo che si esalti. Ha vissuto questi giorni in completa serenità». E infatti il day after di Florenzi è un lunedì come gli altri: colazione al bar con i soliti amici a Vitinia, quelli che sfida (e batte regolarmente) a biliardo, magari qualche stretta di mano in più, anche perché nel quartiere tutti lo conoscono e gli vogliono bene. Sarà per quel suo sorriso contagioso, sarà perché è difficile non prendere in simpatia un bambino che ha imparato a calciare quasi prima che a camminare, visto che il calcio ce l’ha nel sangue: calciatore il papà, calciatore il fratello maggiore Emiliano («è lui quello forte», scherzava una volta Alessandro fuori dai cancelli di Trigoria»). Pranzo veloce e poi via ad allenarsi: il capitano torna dalla sua squadra.
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