(Corriere dello Sport - A.Maglie) - Uno era il Divino, l’Ottavo Re di Roma; l’altro non andò mai oltre la definizione di «Pube de Oro» . Ma oggi l’uno (inserito da Pelè nella lista dei più grandi calciatori di tutti i tempi) e l’altro porteranno in campo ( sulle rispettive panchine) un pezzo della loro storia giallorossa.
rassegna stampa roma
Falcao e Renato, quell’insolito derby giallorosso in panchina
(Corriere dello Sport – A.Maglie) – Uno era il Divino, l’Ottavo Re di Roma; l’altro non andò mai oltre la definizione di «Pube de Oro» . Ma oggi l’uno (inserito da Pelè nella lista dei più grandi calciatori di tutti i...
L’hanno anche evocata, l’altra sera davanti alle telecamere di «Rbs Tv», emittente di Porto Alegre. « Sono stato io a consigliare alla Roma di prendere Renato che all’epoca giocava benissimo come ala nel Gremio » , ha rivelato Paulo Roberto Falcao. Lui, il Divino, è tornato da allenatore all’Internacional, la squadra che lo lanciò e che lo cedette alla Roma per una cifra, per l’epoca, di tutto rispetto, un milione e mezzo di dollari; l’altro allena proprio il Gremio, la squadra in cui si rivelò agli occhi di Falcao. Oggi si ritroveranno in campo per il derby. Con i loro ricordi romani e forse qualche nostalgia.
ICONA -Ora che i fisici non sono più asciuttissimi e i capelli non più fluenti (Renato li ha tagliati, Paulo Roberto li ha progressivamente perduti, una calvizie diventata immanente dopo essere stata incipiente ai tempi in cui andava in campo), le loro storie richiamano alla mente momenti lontani, gloriosi nel caso di Paulo Roberto, un po’ meno per Renato che, comunque, a Roma si è divertito poco in campo ma ha fatto divertire molto fuori dal campo alimentando leggende metropolitane. D’altro canto, dal punto di vista calcistico, tra i due non c’è stata ovviamente corsa e non solo perché giocavano in ruoli diversi. Paulo Roberto era un regista tattico e raffinato, europeo in un periodo, gli anni Ottanta, in cui i brasiliani si immaginavano colpi di tacco e fantasia. Lui, invece, era asciutto, tecnico, concreto e fu quella concretezza che ammaliò il nostro collega, Ezio De Cesari che poi lo segnalò alla Roma, a Dino Viola. Indossava la maglia numero «5» quella che in Brasile all’epoca si assegnava ai «cervelli», a quelli che facevano girare le squadre con l’intelligenza piuttosto che con i colpi sorprendenti. Cinque anni nella Capitale, uno scudetto rimasto storico perché conquistato da una squadra che giocava un calcio bello, innovativo, la zona, anzi la« sona »dell’indimenticabile Nils Liedholm. Era vero e proprio« Futbol Bailado », una perfetta combinazione di accortezza tattica europea e qualità tecnica sudamericana (e non solo per la presenza in campo del Divino).
DONNE E DOLORI -Quando arrivò Renato, Falcao era andato via da tre anni. Atterrò a Trigoria in elicottero esibendo una chioma da cantante rock. Vestiva la maglia numero «7» quella di veri miti brasiliani come Garricha e fece immediatamente capire che di lui sarebbero rimaste soprattutto le avventura fuori dal campo. Viveva in un condominio dell’Eur con piscinae si favoleggiava di feste a bordovasca allietate da molte donne e tanta birra. Lui, ovviamente, non ha mai smentito e quando qualche tempo fa incontrò Pelè gli disse:«Tu hai segnato 1200 gol, io ho avuto una donna per ogni tuo gol. Ma tu ti sei fermato... Per i tuoi settant’anni ti regalerei il dvd dei miei 1200... gol, anche perché io i tuoi li ho visti tutti».Si è raccontato con dovizia di particolari, dal punto di vista amatorio:«Ho fatto l’amore al Maracanà e nella toilette dell’aereo che mi portava a Roma » .Rimase nella Capitale un solo anno e scaricò le colpe del suo fallimento su Giannini:«Mi faceva la guerra».Donne e guai, insomma, come una scazzottata con Massaro mai pienamente confermata ( e mai completamente smentita).
DERBY -Come dicono i «giallisti», sono ritornati sul luogo del delitto. E adesso si giocano il derby di Porto Alegre. Ha detto Renato (che per chi lo avesse dimenticato di cognome fa Portaluppi):«Da giocatore questa era la partita che più sognavo di giocare, per la sua importanza, per il suo significato. Se oggi andassi in campo, soffrirei di meno » .Ha risposto Falcao:« Sarà il mio primo derby e sarà certamente diverso, complicato, perché ora devo gestire uno spogliatoio. Voglio vincere visto che sono arrivato su questa panchina con metà campionato già perso ».Cartoline da Porto Alegre con vista sul Cupolone.
© RIPRODUZIONE RISERVATA