(Il Messaggero) Ore 6.45 di ieri mattina: l’aeroporto Leonardo Da Vinci è semi-deserto. Entrando nel settore Terminal 3, quello dedicato ai voli provenienti dall’estero, la prima cosa che colpisce è un ragazzino con una sciarpa della Roma al collo, appoggiato alla transenna che delimita l’area passeggeri da quella dei visitatori.
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E' quì l'America
(Il Messaggero) Ore 6.45 di ieri mattina: l’aeroporto Leonardo Da Vinci è semi-deserto. Entrando nel settore Terminal 3, quello dedicato ai voli provenienti dall’estero, la prima cosa che colpisce è un ragazzino con una sciarpa della Roma al...
Non avrà più di 12-13 anni e la curiosità di capire come sia arrivato al terminal di Fiumicino a quell’ora del mattino è troppo forte. La risposta lascia spiazzati: «Papà lavora qui e visto che oggi arriva il nuovo presidente gli ho chiesto se potevo saltare la scuola e venire con lui per vederlo». DiBenedetto non lo sa ma c’è già chi lo aspetta, come il piccolo Marco, per tributargli una fiducia spontanea e incondizionata. L’imprenditore statunitense non si fa attendere. Il volo AZ615 proveniente da Boston, è in anticipo di 5 minuti rispetto alle 7,45 preventivate sulla tabella di marcia. Scortato dalle forze dell’ordine, avendo viaggiato solo con un bagaglio a mano, dopo nemmeno 10 minuti eccolo uscire. Non dal Terminal 3 ma dal Terminal 1: un tentativo, non andato a buon fine da parte delle forze dell’ordine, di sottrarlo ai flash e ai taccuini. Appare visibilmente stanco per il lungo viaggio. Sfodera un comodo jeans e un maglione color salmone.
Alla vista dei numerosi fotografi e dei pochi giornalisti presenti, appare quasi sorpreso. Abbozza un sorriso, raccoglie l’invito di un tifoso a prendere una sciarpa giallorossa e a chi gli chiede una prima sensazione, si lascia andare al classico «I am very happy to be in Rome», prima di un «Forza Roma» in italiano, ripetuto due volte, che sa già di promessa. Sale a bordo dell’automobile che lo sta attendendo e inizialmente sembra dileguarsi.
Dopo qualche chilometro, con una leggera pioggia che gli dà il benvenuto, fa immediatamente conoscenza con il traffico romano. All’altezza del viadotto della Magliana, rimane fermo un paio di minuti. Solo il tempo di immettersi sulla Cristoforo Colombo e poi a velocità, difficilmente sostenibile per chi lo segue con lo scooter, fa perdere nuovamente le sue tracce. A mezzogiorno, con un impeccabile completo blu e cravatta rossa, eccolo comparire a via Pinciana, per entrare nello studio della Grimaldi e associati.
Inizia la lunga attesa. Al secondo piano della palazzina, si intravede a malapena solo un via-vai di avvocati. Qualcuno si affaccia e nota come di ora in ora il gruppo diventi sempre più numeroso. Una quiete apparente, intervallata solo dall’arrivo di Cesare Romiti poco prima delle ore 14.
Inizia il valzer delle illazioni: «E’ lui il partner italiano», afferma convinto un tifoso. «Ma no, è andato a dare il beneplacet alla trattativa», replica divertito un fotografo. Dopo dieci minuti la verità: la famiglia Romiti abita semplicemente al civico 25, lo stesso della Palazzina (ospitata all’interno di un comprensorio) nella quale si sta svolgendo il summit tra DiBenedetto, i suoi legali Tonucci, Bingham e Baldissoni, il vicedirettore generale di Unicredit, Fiorentino, il numero uno di Unicredit Corporate Banking, Peluso, i legali dello studio Carbonetti e Grimaldi, e il professor Zimatore. Le ore trascorrono lentamente. Dopo aver intravisto per qualche secondo la sagoma di DiBenedetto intorno alle 18 comparire ad una finestra, ancora silenzio. Una camionetta militare, con due ragazzi armati di mitra, osserva quella folla che oramai è ridotta, a fine-giornata, a poco più di una decina di unità, comprendente anche l’agente di Cavani, Anellucci. Inizia nuovamente a piovere.
Dalla Palazzina trapela come l’incontro sia prossimo alla conclusione. Speranza vana: alle 20,30, come era già accaduto all’ora di pranzo, arriva la camionetta del catering: segnale che c’è ancora spazio per la trattativa. La maratona, almeno per il primo round, si conclude intorno alle 22: DiBenedetto, scortato da un’automobile della Digos, lascia via Pinciana per dirigersi all’Hotel Palace Aldovrandi dove c’è una prenotazione a suo nome per 6 giorni.
Calendario alla mano, dovrebbe quindi ripartire domenica, a meno che il fascino di Roma-Juventus non lo convinca a posticipare il ritorno a Boston.
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