E il Palermo rovina il pranzo di Boston

(Corriere dello Sport - P.Torri) Anche qui, nel cuore del Massachusetts, si comincia a tifare Roma. Ci avevano detto che c’erano diversi ristoranti e pub che avrebbero trasmesso in diretta la partita dei giallorossi contro il Palermo.

Ab­biamo avuto solo l’im­barazzo della scelta, optando alla fine per un pub irlandese, il Kennedy’s, se non al­tro in onore della grande famiglia bostoniana che ha avuto un ruolo importante nella storia americana e non solo. C’erano due megaschermi che trasmettavano in contempora­nea la Roma da una parte, il derby di Manchester, valido come semifi­nale della Fa Cup, dall’altra. Potete immaginare davanti a quale ci sia­mo seduti. E pure a oltre seimilacin­quecento chilometri di distanza, è stata un’autentica sofferenza. Ab­biamo cercato, insieme ad alcuni colleghi, di alleviare la tensione tra una birra, un hamburger e patatine fritte, ma le vicende della par­tita a un certo punto ci hanno anche bloc­cato l’appetito. Insie­me a noi c’era anche qualche indigeno in­teressato alle vicende romaniste. CERTEZZA - Qualcuno, forse in mala­fede, a Roma aveva messo in dub­bio notorietà e, soprattutto, la solidi­tà economica dei soci americani che hanno appena acquistato il pacchet­to di maggioranza della Roma. A to­glierci il dubbio ci ha pensato un si­gnore, James, cinquant’anni o giù di lì, qualche parola d’italiano, un sor­riso contagioso, che ci ha spiegato in due parole come da queste parti sono considerati mister DiBenedet­to e mister Pallotta: «Sono due gran­di imprenditori. Big money, hanno tanti soldi, vedrete che riusciranno a costruire una grande squadra. Del resto gli americani quando si metto­no a fare una cosa, la fanno sul se­rio. E nello sport fare sul serio fa ri­ma con vincere» . Peccato che pro­prio in quel momento Hernandez portava in vantaggio il Palermo al­l’Olimpico. Un’autentica mazzata per le ambizioni romaniste di quali­ficarsi per la Champions della pros­sima stagione. Ci siamo consolati pensando ai big money.