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De Rossi amaro: «Un miracolo se quest'anno arriviamo terzi»

(Gazzetta dello Sport-A.Catapano) La verità fa male, ma a questo punto è inutile prendersi in giro. Sarebbe pure ridicolo, con lo tsunami che si è abbattuto a Trigoria. Quindi, senza tanti giri di parole,

Redazione

(Gazzetta dello Sport-A.Catapano) La verità fa male, ma a questo punto è inutile prendersi in giro. Sarebbe pure ridicolo, con lo tsunami che si è abbattuto a Trigoria. Quindi, senza tanti giri di parole,

«se la Roma arrivasse tra le prime tre, sarebbe un miracolo sportivo». Lo dice Daniele De Rossi, non uno qualsiasi. Anzi, lo ha detto la scorsa settimana, quando ha registrato l'intervista con Sky per lanciare la volatona a Roma-Juventus, primo match trasmesso in 3D, quindi prima di prenderne tre a Firenze. Oggi, cosa direbbe? Forse che pure l'accesso all'Europa League sta assumendo i contorni dell'impresa?

Il passato non si dimentica Il fatto è che in questo momento — tra summit, faccia a faccia, dimissioni invocate e fiducia confermata — associare qualsiasi obiettivo alla Roma di Luis Enrique è quasi un insulto all'intelligenza dei tifosi, che ormai ne hanno le scatole piene («Se semo rotti er...», infatti hanno scritto ieri su un muro di Trigoria). Alla faccia della lungimiranza del progetto americano, De Rossi sa che ora non conviene guardare al di là del proprio naso, lo scenario potrebbe spaventare. Il contratto non arriva — ma a Trigoria giurano che ora spingeranno sull'acceleratore — e la squadra sprofonda. Meglio aspettare che passi la nottata. Sono trascorsi cinque mesi dall'avvento di Luis Enrique, non abbastanza per dare un'identità alla squadra («Dobbiamo continuare a lavorare e migliorare per raggiungerla», dice De Rossi) nè per inquadrare un obiettivo. «È ancora presto, è tutto nuovo, impossibile immaginare ora in quale posizione saremo a fine campionato». Difficile pure mettere la mano sul fuoco che la Roma ci arriverà con Luis Enrique. A meno che non si trasformi magicamente in... Spalletti. «Se devo trovare un paragone col passato, dico che Luis Enrique mi ricorda Spalletti. E questa cosa mi fa sperare, perché con lui al primo anno cominciammo a giocare bene dopo Natale», ricorda l'azzurro.

Invidia Il che, però, significherebbe proseguire la caduta vertical nelle prossime tre partite, Juve in testa. E qui nelle parole di De Rossi si individua un pizzico di comprensibile invidia per i successi bianconeri.«A quanto pare il loro progetto è vincente, perché li ha portati in testa alla classifica. E hanno voglia di rimanerci. Conte mi piace molto, è uno che vive la partita quasi come i calciatori, è uno che capisce di calcio e che ha dato concretezza. Soprattutto, non ha cercato nomi clamorosi, ma ha creato una squadra vera con i giocatori che aveva e con qualche innesto». A Luis saranno fischiate le orecchie?