(Il Romanista - F.Bovaio) In principio fu Paolo Negro, che la sera del 17-12-2000 decise il derby con il suo terzo autogol da laziale dopo quelle segnati in precedenza, sempre all’Olimpico, con l’Udinese e il Lecce.
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Da Paolo Negro a San Pellegrino. Quando l’autorete è un’arte
(Il Romanista – F.Bovaio) In principio fu Paolo Negro, che la sera del 17-12-2000 decise il derby con il suo terzo autogol da laziale dopo quelle segnati in precedenza, sempre all’Olimpico, con l’Udinese e il Lecce.
L’altro ieri è stato Pellegrino a punire il suo portiere Antonioli, che quando Negro segnò il padre di tutti gli autogol a vantaggio della Roma poco più di dieci anni fa giocava proprio in giallorosso (anche se in quella partita era assente). L’attuale numero uno del Cesena, dunque, ci fa da trait-d’union tra l’inizio e la fine di questa storia lunga poco più di dieci anni e 14 autogol.
Dopo Negro, in quel meraviglioso campionato del terzo scudetto, toccò ad un altro difensore centrale, Apolloni, che all’11’ della ripresa di Roma-Verona 3-1 infilò il pallone alle spalle del suo portiere Ferron siglando il momentaneo 1-1 giallorosso (gli ospiti erano passati in vantaggio con Camoranesi nel primo tempo). Poi Batistuta e Montella fissarono il punteggio. Era il 1° aprile del 2001, ma quello di Apolloni fu uno scherzo gustoso solo per la Roma. Pochi giorni dopo, sabato 14 aprile, un’altra autorete tolse i giallorossi dalle spine: quella del mediano Giovanni Tedesco, che fissò il 2- 2 di Roma-Perugia. Prima di Paolo Negro, in quel torneo, c’era stata invece l’autorete di Castellini in Roma-Bologna 2-0 della prima giornata. Nel campionato 2001-02 solo Carrera fece godere i tifosi giallorossi in Roma-Atalanta 3-1, mentre nel 2002-03 questo compito toccò all’interista Di Biagio nel 3-3 di San Siro e al reggino Vargas nella vittoria per 3-2 del Granillo. Nel campionato 2003-04 i tifosi giallorossi tornarono ad apprezzare gli autogol dei difensori centrali, con l’ex Bovo che se ne fece uno in Lecce-Roma 0-3 e Barzagli che siglò il 3-1 della vittoria casalinga sul Chievo. La trasferta di Lecce si dimostrò propizia in fatto di autoreti anche nel 2004-05, con il centrocampista Giacomazzi che deviò nella sua porta il pallone dello 0-1 dei romani. Quel lodevole gesto atletico, però, non bastò per vincere l’incontro, poiché al 79’ i pugliesi pareggiarono con il giovane Mirko Vucinic. E quella sera i dirigenti giallorossi si innamorarono di lui.
Nessuno dei 10 autogol succitati fu inutile ai fini del risultato (7 vittorie e 3 pareggi) come invece si rivelò quello di Comotto in Ascoli-Roma 3-2 del torneo 2005-06, il primo con Spalletti. Complice la norma che, in caso di deviazione di un difensore, stabilì di assegnare comunque la rete all’autore del tiro se questo era indirizzato in porta, nei campionati 2006-07, 2008-09 e 2009-10 la Roma non godette di alcun autogol, mentre nel torneo 2007-08 usufruì di uno solo, peraltro ininfluente: quella del parmense Falcone nella vittoria casalinga per 4-0. Quest’anno le autoreti sono state già 2, entrambe di marca emiliano-romagnola: quella del bolognese Rubin nel 2-2 all’Olimpico dello scorso 9 settembre e quella del cesenate Pellegrino di domenica scorsa. Che la storia continui, dunque. Magari già a partire da domani
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