(Il Romanista - G.Dell'Artri) -De Rossi, Gago e Pjanic, il trio delle meraviglie. E chi ce li ha tre giocatori così? Nessuno. Nessuno regge il paragone, almeno in Italia.
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Centrocampo, nessuno come noi
(Il Romanista – G.Dell’Artri) – De Rossi, Gago e Pjanic, il trio delle meraviglie. E chi ce li ha tre giocatori così? Nessuno. Nessuno regge il paragone, almeno in Italia.
Classe, potenza, gioventù ma anche esperienza, genio, cattiveria agonistica: c’è tutto nei tre che ieri hanno retto il centrocampo, che hanno guidato le danze di una Roma per lunghi tratti conturbante. Un centrocampo elegante come un valzer, intenso come un tango, ritmato come una salsa. Con la differenza che lì si balla in coppia, mentre nella Roma lo si fa in tre. Quelli di domenica sera contro il Lecce, quelli che Luis Enrique sembra aver scelto come gli uomini di riferimento. Che però non sono gli unici, perché alle loro spalle ci sono alternative più che valide. Ma per il momento basta soffermarsi su di loro, su tre giocatori tanto diversi ma che si miscelano a meraviglia, perché in fondo la lingua parlata, quella calcistica, è la stessa. È la lingua dei piedi buoni e della materia grigia, del cervello. Qualcuno ha ancora dei dubbi? Allora non resta che guardarsi attorno, a quello che offrono le tre grandi del nostro calcio. La Juve capolista, in mezzo al campo non è messa affatto male con Vidal, Pirlo e Marchisio. Ma in quanti farebbero a cambio? E chi sarebbe disposto a barattare i nostri tre con quelli del Milan campione d’Italia? A Firenze c’erano Aquilani, Ambrosini e Seedorf. Grandi giocatori, per carità, ma la sensazione di potenziale, presente e futuro, di quelli romanisti è un’altra cosa. Come nel confronto con l’Inter, che da anni ha, a detta di tutti, la rosa più ampia e forte d’Italia. Stankovic, Thiago Motta e Cambiasso sono quelli che hanno giocato col Cagliari. Stessa domanda: fareste mai a cambio?
La verità è che la Roma si è ritrovata (e non per caso, ma per bravura) tra le mani un centrocampo da sogno. A cominciare dall’uomo che è l’anello di congiunzione tra il passato e il futuro e che, nel frattempo, rende meraviglioso il presente. Questo per De Rossi doveva essere un anno decisivo, della verità, nel bene o nel male. La risposta è lì, sul campo, con Daniele che è stato il migliore fin dalla prima partita, perno del gioco di Luis Enrique, il primo a interpretarlo al meglio. Pjanic è invece arrivato a Roma preceduto dalla fama delle sue qualità tecniche, ma anche dai dubbi sulla maturità di un giocatore di soli 21 anni. E invece Miralem è arrivato, è entrato in campo e non ne è mai uscito. Servendo assist a raffica e trovando domenica il primo gol che è facile perché Taddei è bravo a dargliela, ma anche perché lui è bravo a indicargli dove vuole la palla. La sorpresa delle ultime settimane è invece Fernando Gago. Anche se parlare di sorpresa per un nazionale argentino che viene dal Real Madrid è quasi un’eresia. Solo che la sua stella sembrava essersi offuscata. Non era così, i miopi erano quelli di casa al Bernabeu. Franco Baldini lo ha capito e lo ha voluto fortemente. Lui giorno dopo giorni ha conquistato tutti. Gago e De Rossi sembrano aver sempre giocato assieme. Si scambiano di ruolo di continuo, con naturalezza, con facilità, senza quasi doverselo dire. Tra grandi basta un’occhiata per capirsi. Una triangolazione di sguardi, che per gli avversari è come il triangolo delle Bermuda. Gago, De Rossi, Pjanic: il trio delle meraviglie.
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