(Corriere dello Sport – A.Fanì) - Era atterrato a Roma contando su alcune certezze, per esempio una difesa tra le migliori del campionato.
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Cellino amaro:”Il ko è bugiardo Cagliari punito”
(Corriere dello Sport – A.Fanì) – Era atterrato a Roma contando su alcune certezze, per esempio una difesa tra le migliori del campionato.
Invece Roberto Donadoni e il suo Cagliari ripartono dalla Capitale con tre gol subiti, zero punti - ma non è una novità visto che i rossoblù perdono all’Olimpico consecutivamente dal 2004-05, dal ritorno in A - e un dazio pesante alle squalifiche: ammoniti Conti e Nainggolan che mancheranno con il Bari oltre all’acciaccato Lazzari. L’allenatore imputa alla sua squadra poca convinzione, mentre i giocatori e Cellino se la sono presa con Gava, reo di aver concesso un generoso - secondo loro - rigore che ha spianato la strada ai giallorossi. PIGRI - L’ha sottolineato per primo Massimo Cellino, il presidente. «Siamo stati poco incisivi. Mettiamola così - ha sintetizzato -abbiamo preso tre gol e parecchio freddo» . Poi ha schiaffeggiato l’arbitro: «Siamo passati in svantaggio con un rigore che... Meglio stare zitti. E poi ci hanno ammonito i diffidati: per la partita con il Bari avremo problemi di formazione». E dopo aver freddato la Roma («non mi sembra una squadra da scudetto») il patron se n’è andato, con un sarcastico sorriso. PAURA- Via il numero uno alla scrivania, è arrivato il numero uno sul campo, Roberto Donadoni. Ha perso e per il Cagliari è la settima sconfitta di seguito con la Roma all’Olimpico nelle ultime sette stagioni (il Cagliari non vince in casa dei giallorossi in campionato dal novembre 1968...), ma ha avuto la spiacevole impressione che la sua squadra avesse perso prima di cominciare: «Sono arrabbiato perché ci è mancata la convinzione, era come se avessimo paura di giocare con la Roma. Non mi va giù» . Dentro gli si leggeva un rammarico che andava ben oltre la sconfitta. Voleva giocarsela e ha lanciato Cossu trequartista, Nenè guastatore e Acquafresca di punta dall’inizio, per inserire poi Matri sperando di sorprendere la Roma. Piano fallito. Anche per demeriti propri: «Perché non avevamoconvinzione. Infatti abbiamo sbagliato molto, anche nel secondo tempo, quando siamo partiti benissimo, ci è mancata la fiducia. Noi stavamo facendo la partita, loro hanno fatto i gol. Succede, ma non mi va giù. Eppure era una partita che poteva andare diversamente, se ci fossimo preoccupati meno della Roma e più di noi stessi, delle nostre possibilità. Abbiamo giocato al loro livello, solo che loro ti puniscono appena hanno trenta centimetri di spazio, noi eravamo con il freno a mano tirato» . GIUDIZI- Neutrale sul rigore («Dalla panchina non ho visto l’azione ma non è certo il rigore che ha deciso la partita»), l’allenatore ha prima elogiato Cossu («Andrea sa sempre cosa fare» ) , poi ha spiegato la scelta di lasciare fuori inizialmenteMatri: «Ho quattro attaccanti in forma, ho scelto di tenere fuori Alessandro perché lui sa avere un impatto sulla gara, in corsa, che nessun altro ha. Quindi ho pensato che poteva essere sfruttato meglio a partita iniziata. Il problema è che abbiamo preso il 2-0 e la partita è finita. Peccato, questi ragazzi hanno qualità notevoli. Basta che ne siano convinti» . Quando sono usciti Nenè e Nainggolan il Cagliari ha giocato con undici italiani. RIGORINO- I giocatori del Cagliari invece l’hanno buttata sull’arbitro, seguendo l’esempio di Cellino. E’ stato un coro, dal placido Agazzi («Si trattenevano entrambi, Canini e De Rossi, ma a Roma, con un episodiodel genere, per l’arbitro è più facile fischiare...») al caustico Canini: «Ci siamo tenuti a vicenda, a parti invertite l’arbitro non avrebbe fischiato». Per Nainggolan quel rigore «ha condizionato la partita» , mentre Acquafresca ha chiarito: «Se Gava ha deciso di fischiare il rigore alla Roma, allora doveva fischiarne anche uno all’inizio per noi ben più evidente(presunto fallo di Mexes su Nenè, ndr)». E’ andata diversamente. E’ andata come sempre, purtroppo per il Cagliari,all’Olimpico con la Roma.
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