(Corriere dello Sport - A.Barillà) - La febbre e i dolorini si dissolvono, Gigi Buffon torna ad affacciarsi sul campo: oggi non sarà comunque convocato, riprenderà il suo posto a Firenze.
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Buffon- Juve, c’è aria di addio
(Corriere dello Sport – A.Barillà) – La febbre e i dolorini si dissolvono, Gigi Buffon torna ad affacciarsi sul campo: oggi non sarà comunque convocato, riprenderà il suo posto a Firenze.
Ammesso che i malanni si siano davvero trascinati così a lungo, e non siano diventati paravento di un evidente disagio, rimangono da sciogliere i nodi principali sulla centralità e sul futuro del portiere: Gigi sta meditando di cambiare maglia, urtato e stanco perché messo pretestuosamente in discussione. Era successo già nei giorni della convalescenza, è riaccaduto appena l’influenza l’ha obbligato a disertare Roma-Juve. E’ curioso che nel giorno della tregua, del chiarimento con Marco Storari, del colloquio tra l’ad Beppe Marotta e il suo agente Silvano Martina, il numero uno riceva l’invito per la grande cerimonia del 16 maggio a Oviedo, quando sarà premiato dall’Iffhs come miglior portiere degli ultimi dieci anni: quasi un risarcimento in un momento in cui si sente solo, ferito dai commenti sull’ingaggio troppo alto, dai paragoni senza misura né memoria, da frecciate sicuramente involontarie però tollerate dalla società.
CREPA -Meglio chiarire che Gigi non intende far pesare il suo valore di campione e simbolo: semplicemente vorrebbe uscire da una situazione kafkiana. Un passo indietro, per inquadrarla bene: lui si opera e la società sceglie Storari, ottimo sostituto ma le gerarchie sono nitide, eppure sibilano voci su un’eredità anticipata perché Buffon, troppo oneroso, è sul mercato. Lui lavora duro e non si vede mai a Vinovo, però va a Genova a trovare gli azzurri: si parla così d’incomprensioni, d’una promessa disattesa sulla conferma d’un preparatore cui è legato. Nell’imminenza del ritorno, Del Neri lo ghiaccia:«Sarà dura per chiunque sfilare la maglia a Storari». Ma non c’è sfida: Gigi ritrova la porta. E Storari riconosce:«Ho davanti il numero uno al mondo». Il gelo sembra sciogliersi, sboccia il feeling con del Neri, le indiscrezionisu Roma e Arsenal non lo disturbano, sopporta meglio persino quelle sullo stipendio da spalmare. Finché la febbre con l’assale a Roma e Storari, che para tutto, a fine partita sbotta:«Solo un cieco non vedrebbe...». Gigi rimane male, non tanto per le parole, quanto perché nessuno della società prende posizione: è come se si aspettasse soltanto l’occasione per rimetterlo in discussione. L’influenza guarisce, il disagio no: il sedimentarsi delle incomprensioni riapre la crepa cementata. E Gigi, nella solitudine della palestra, si scopre a meditare sull’addio.
VERTICE -Cinque giorni al riparo, la scusa della febbre che non regge, il mal di schiena sussurrato che può essere un alibi più solido o una verità taciuta per paura di speculazioni. Di sicuro, cinque giorni di rabbia e amarezza, un breve contatto con Marotta giovedì e nessun incrocio con Storari. Il dodicesimo si chiarisce ieri, spiega che non voleva mancare di rispetto: nessun problema, Gigi capisce persino il suo sfogo, non accetta la situazione complessiva. C’è anche Martina, a Vinovo: parla con Paratici, s’intrattiene con il “suo” portiere. «Domenica- spiega ai giornalisti -ha avuto la febbre, forse il problema si è scatenato per un piccolo dolore alla schiena che però non centra con l’intervento all’ernia. E’ rimasto a riposo precauazionale, ma adesso è pronto». Una toppa diplomatica, anche perché il malanno vien fatto risalire ai giorni della Nazionale, ma i medici azzurri non confermano. Martina aggiunge che Gigi merita più rispetto: allude ai media, può diventare un messaggio più ampio. Nel primo pomeriggio, l’agente incontra Marotta in sede. Il clima è disteso, per un momento si pensa anche a un comunicato congiunto che spazzi via le indiscrezioni, nessun cenno al futuro che però dovrà essere affrontato al più presto: perché Gigi che non si sente adeguatamente considerato, che si ritrova sotto esame perché Storari fa due paratone, avverte sempre più forte la tentazione di andare via.
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