(Il Romanista - P.Bruni) - Dall’Olimpico a Formello, dove alla scritta "La Spazza-Radu" altre anonime mani hanno aggiunto, poggiandola esattamente sotto, una bella e nuova scopa di faggina, il passo è breve.
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Arbitri e tiri in porta, il solito “day after” biancoceleste
(Il Romanista – P.Bruni) – Dall’Olimpico a Formello, dove alla scritta “La Spazza-Radu” altre anonime mani hanno aggiunto, poggiandola esattamente sotto, una bella e nuova scopa di faggina, il passo è breve.
La parte più esaltante di un derby, come ognuno sa, è lo sfottò del giorno dopo. E la lunghissima nottata biancazzurra di “testate” contro il muro e sonni agitati, sembra non finire mai. Il poker della Roma lascia negli aquilotti il solito senso d’impotenza. L’ennesima ventiquattr’ore di rosicamento a piume basse comincia intorno alle 10 del mattino. A “Quelli che hanno portato il calcio a Roma”, sulle frequenze di TeleradioStereo, l’editoriale di Guido De Angelis scorre dolcemente nell’etere: «Anche stavolta non è andata bene, questo derby è diventato un problema. Per noi la coppa Italia contava molto. La Lazio ha fatto una buona gara, ma non è riuscita ad essere cinica. La Roma vista in campo era da battere, ma se non segni finisce in quel modo. Indubbiamente hanno gente con i piedi buoni, giocatori che possono segnare in ogni momento. C’è poco da fare, in questo periodo gli gira tutto bene». “Guidone”, però, anche stavolta non perde l’occasione per trovare qualche vizio di forma nella gestione arbitrale del match. Le decisioni di Bergonzi, in particolare sul penalty fischiato a Zarate, diventano motivo di discussione: «Il fallo di Juan era da espulsione. E Ranieri, nel post gara si inventa il cono d’azione». L’autocritica è latente, si percepisce ma non riesce ad appalesarsi in maniera netta: «Dispiace dirlo ma pure stavolta la Lazio non ha capito la stracittadina. Non si sono accorti che potevamo aver l’incontro in mano. De Rossi prende a calci tutti, dopo quattro falli rimedia l’ammonizione e che fa? Va a protestare». Conclusa l’arringa di De Angelis, tocca ai suoi opinionisti, farsi strada nel buio giovedì dell’aquilotto. Luigi Salomone: «Sono tornato a casa come tutti i tifosi della Lazio, deluso ma rinfrancato dal gioco visto dai ragazzi di Reja. E poi, indubbiamente, anche per motivi extra calcistici, il pubblico laziale ha vinto sugli spalti. Purtroppo, però, gli arbitri non sono sereni quando devono giudicare una certa squadra». Sarà la Roma? Chissà, il dubbio rimane in sospeso e non trova né conferme, né smentite. Franco Recanatesi, invece, a dispetto dei suoi colleghi predica un sano ottimismo: «E’ stata una prestazione da 7/ 7,5. Mi è piaciuta molto come impostazione, come tenuta fisica e come spirito. Dobbiamo puntare tutto sul campionato e arrivare fra le prime quattro». All’apertura delle linee telefoniche, il primo contributo arriva da un tifoso avvelenato con Reja: «Non ha coraggio di fare delle scelte e non è in grado di gestire Zarate. Fra tutte le altre cose è pure un allenatore sfigato». Poco dopo, nella successiva chiamata, il rosicamento tocca punti siderali: «Alla fine del primo tempo ho chiamato mio fratello e gli ho detto che avremmo perso. Si capiva, loro (la Roma, ndc) sono questi. Ranieri non è nessuno, c’ha solamente tanto culo». A Radio 6, “Non mollare mai”, condotta da Alessio Buzzanca e, pure stavolta in linea teorica da Stefano Pantano si toccano alti livelli di rosicamento. Al posto del “Biancaneve” della scherma c’è Giancarlo Oddi: «Buzzanca l’ho trovato col mal di testa e non si sente di portare avanti la trasmissione». L’esordio microfonico dell’ex stopper biancoceleste dimostra quale clima si respiri da quelle parti. Il divertente (?) giochino dura poco: una manciata di secondi e il primo conduttore fa il suo ingresso in studio. «Ha ragione Reja – ammette Buzzanca – quando dice che è un periodo strano: ogni volta che li incontri (riferendosi alla Roma, ndc) gli arbitri fischiano in un certo modo». Improvvisamente il segnale scompare e, trascorsi circa 5 minuti, il miracolo si compie: la linea torna a trasmettere ma il ritmo è sempre lo stesso. La Lazio non meritava di perdere: «La Roma ha tirato in porta una volta sola, purtroppo è un periodo che il derby finisce sempre allo stesso modo». Un momento lungo quattro partite e, come si dice, tanti indizi non fanno tre punti.
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