Non siamo abituati ma qualsiasi americano che detiene un'azienda elegge un super dirigente a cui delegare pieni poteri. Il motivo è semplice: per prendere le macro-decisioni, la proprietà ha bisogno di essere lucida e oggettiva, e per farlo deve stare sopra le cose, non al loro interno. Quindi serve qualcuno che gestisca e sintetizzi il tutto in accurati report, scrive Claudio Savelli su Libero. Così come Cardinale ha scelto Ibrahimovic nel Milan, i Friedkin nel marzo 2023 avevano consegnato la Roma nelle mani di Lina Souloukou. E chi è Lina Souloukou, oltre a essere la mandante dell'esonero di Daniele De Rossi? È stata una degli oltre dieci candidati al ruolo di ad della Roma, scelta perché sulla carta perfetta per i Friedkin: donna, giovane (41 anni), navigata nel settore calcio tanto da essere un membro esecutivo dell'Eca, l'associazione dei club europei, ma lontana dalle complesse faccende pallonare della Capitale. Nata a Larissa nel 1983, studia legge, si specializza nel diritto sportivo, segue un master in management dello sport e, pur essendo appassionata di pallavolo, entra nel calcio dalla porta principale, almeno per quanto riguarda la Grecia: prima ad interim, poi in via definitiva assume la carica di general manager dell'Olympiacos, secondo alcuni per meriti sportivi, secondo altri perché nel giro dell'ambiguo proprietario del club, l'armatore Marinakis. Sta di fatto che la più importante società ellenica, dal 2018 al 2022, è lei. Ecco, pare che la dottoressa Souloukou si sia convinta di replicare il modello a Roma. Di poter diventare la Roma. O di esserlo già.
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“‘Ndo sta Lina?” Miss Souloukou ha spaccato Roma
Gliel'hanno lasciato pensare i Friedkin nel momento in cui hanno lasciato la casa ai Parioli e, dopo i primi anni di vigilanza sulla transizione, le hanno delegato la fase di ristrutturazione del club. Lina sta eseguendo la mansione, sta gestendo come meglio crede e come è nel suo stile: accetta consigli solo da chi conosce. Tra questi c'è Modesto, attuale ds del Monza che Lina ha cercato di portare a Roma perché aveva condiviso anni all'Olympiacos prima di virare su Ghisolfi per evitare di essere accusata di parzialità nelle scelte, che le avrebbe presentato Beppe Riso, agente di Juric che lo scorso fine settimana visionava l'Udinese, guarda caso prossimo rivale della Roma (domenica alle 18). I giochi di potere di Souloukou avevano messo alla prova De Rossi fin dal rinnovo, annunciato prima che fosse effettivamente trovato un accordo in modo da indebolire il potere contrattuale dell'ormai ex mister. Con il passare delle settimane e con un mercato completato oltre il termine proprio per i dubbi e le strane corsie imposte da Souloukou (l'arrivo di Abdulhamid, per dire, è figlio di un accordo commerciale con lo sponsor Riyadh Season, non certo un'intuizione di Ghisolfi), si arriva alla goccia che fa traboccare il vaso: non far superare a Dybala le 14 presenze di almeno 45 minuti in modo da evitare il rinnovo automatico che costerebbe circa 30 milioni lordi. Non è l'unica mossa per tagliare i costi, obiettivo primario dell'ad giallorossa. Nell'ultimo anno ha smantellato intere aree del club, dal marketing allo scouting, licenziando per giusta causa o accollandosi cause intentate dai dipendenti, e ha imposto un ribasso degli stipendi anche ai direttori. Non al suo, però: gli 850mila euro netti all'anno più il milione di bonus legato al raggiungimento di determinati obiettivi più un'indennità di alloggio pari a 125mila euro all'anno più sei biglietti aerei andata e ritorno tra Roma e Atene per la famiglia ogni anno non sono in discussione. Fosse un'imperatrice, e lo sembra, Souloukou sarebbe Nerone che, convinto di essere un grande poeta, obbligava il popolo ad assistere alle sue esibizioni.
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