Non è successo niente. È successo tutto, quasi tutto, ma per Jim Pallotta non è successo niente. Gervinho corre per il campo come uno zombie, ma qualcuno parla di De Rossi e Totti: con loro in campo la Roma giocava in nove. Garcia lascia in campo Gervinho e toglie Ljajic? Niente. Manolas rincorre De Sanctis con una faccia che non ha mostrato neppure a Tevez. Niente. La Roma aspettava dal 9 ottobre per riprendersi i punti e vincere lo scudetto, ma il 2 marzo tira in porta una volta con Manolas e pareggia perché Marchisio s’inceppa a mezzo metro dalla porta, resta a nove punti dalla Juve. Niente. Garcia non vince una partita importante dai termpi del Lille. Niente. Doumbia e Ibarbo, i «rinforzi» entrano in campo e poi finiscono in infermeria a tempo indeterminato, ma non succede niente. Sorrisi sereni, come a dire: lasciateci lavorare nella nostra fabbrica di gloria.
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Su Trigoria la nube del niente
Il presidente della Roma sostiene che non sia successo niente. Ma la Roma si ritrova a 9 punti dalla Juventus prima e con tanti problemi da districare
È il niente, questa nube impalpabile che avvolge Trigoria a deprimere. Come la lontananza. Boston è un punto sulla carta geografica. Non c’è nemmeno un portone, una villa Pacelli dove bussare, un Francone per litigare. Niente.
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