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Mancini: “De Rossi usato come parafulmine, ma ora Juric va rispettato”

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L'ex giocatore giallorosso: "È come se ci si fosse dimenticati che quando lui è arrivato in panchina. La società avrebbe dovuto aspettare ancora un po'. Non lo meritava, mi dispiace tanto anche perché so che persona è"
Redazione

Dici Amantino Mancini e pensi al tacco nel derby che è entrato nella storia della stracittadina. Ma il brasiliano è anche uno dei grandi doppi ex di AS Roma e Inter, anche se il meglio lo ha fatto vedere nella Capitale dove ha totalizzato 59 gol in 222 partite. Prima di passare a Milano agli ordini di Mourinho. Oggi Amantino è dirigente all'Aymores, che milita attualmente nel campionato Mineiro serie B. Il brasiliano ne ha parlato sul suo blog e nell'inserto speciale di Leggo.

Come ha vissuto l’addio di De Rossi? "Molto male. Ha detto bene Totti, lo hanno usato come un parafulmine. È come se ci si fosse dimenticati che quando lui è arrivato in panchina, nel bel mezzo dello scorso campionato, ha risollevato le sorti di una squadra che aveva molti problemi. Daniele ha fatto un gran lavoro, parlando sempre chiaro e proponendo un tipo di calcio che fino a qualche mese fa veniva elogiato da tutti. Certo, la partenza non è stata positiva. Ma la società avrebbe dovuto aspettare ancora un po'. Non lo meritava, mi dispiace tanto anche perché so che persona è".

Ora c’è Juric. "Che andrebbe supportato e rispettato. Invece sento che alla prima difficoltà già si parla di esonero. Come si fa a dare continuità a un progetto tecnico così? La Roma a Monza è stata sfortunata, di sicuro deve migliorare soprattutto dal vista degli atteggiamenti. Ma ha una buona rosa e anche un gioco che potrà portare risultati. La società dovrebbe intraprendere una strada e non cambiarla alla prima buca che si incontra lungo il percorso".

Con l’Inter è impresa impossibile? "No, direi di no anche perché l’Inter ha dimostrato di essere più vulnerabile dello scorso anno soprattutto in difesa. Ovviamente servirà una gara molto intensa e in cui non puoi permetterti di sbagliare i gol che hai fallito a Monza. Ma non è una gara scontata".

Chi può risolverla? "Spero torni Dybala, ma in questo momento vedo meglio Dovbyk. Ha confermato di essere un bomber vero e il centravanti moderno che serviva. Certo, dovrebbero arrivargli più palloni".

I suoi ricordi di questa sfida, da doppio ex? "Esaltanti. Roma e Inter in quegli anni si contendevano scudetti e coppe, era sempre una battaglia. Il ricordo più piacevole è il nostro 6-2 in finale di coppa Italia. Ovviamente il mio cuore è più legato alla Roma, ho passato anni bellissimi nella Capitale. Quella sfida era inferiore per intensità solo al derby".

In cui lei mise una firma niente male con quel gol di tacco. "Il gol più bello che ho fatto nella mia carriera, la palla ormai era passata, poi se vedete bene anche Emerson ha fatto il mio stesso movimento. Ci vuole anche un po’ di fortuna, è un gol che mi ha cambiato la vita".

Poi il passaggio all’Inter. "Diciamo che in quel periodo la Roma aveva bisogno di soldi, aveva bisogno di fare cassa, anche se per quello che stavo facendo con la maglia giallorossa era naturale che arrivassero offerte da altre squadre. Tolti Totti e De Rossi, io ero l’unico che avevo un mercato importante".

Come mai a Milano ha trovato difficoltà? "Difficile dirlo, dopo tanti anni alla Roma ho fatto sei mesi all’Inter con Mourinho.

Magari non stavo bene con la testa, l’Inter aveva grandissimi calciatori. Non sempre è colpa dell’allenatore, forse ho sbagliato qualcosa io".