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Graziani: “Pellegrini è triste. Panchina? Dico Pioli o Gasp”

Graziani: “Pellegrini è triste. Panchina? Dico Pioli o Gasp” - immagine 1
La Roma di Ciccio
Redazione

Francesco "Ciccio" Graziani. Uno di quelli per cui non servono presentazioni. Semplicemente un campione che ha scritto una pagina della storia del calcio italiano. Una carriera di successi e sconfitte, dallo scudetto col Torino nel 76 alla vittoria dei Mondiali nell'82 alla delusione in finale di Coppa dei Campioni contro il Liverpool nella stagione 83/84, quando indossava la maglia della Roma. Ma d'altronde - scrive Thomas Brandi su Leggo -  è lui stesso a ribadire che "le sconfitte aiutano ad apprezzare maggiormente le vittorie". Campione con i piedi e, a quanto pare, anche con le mani. Di recente infatti Graziani ha partecipato al talent di cucina "Celebrity Chef", arrivando secondo dietro il campione di rugby italo-argentino Martìn Castrogiovanni, con il quale condivide il progetto "Banca Generali Un Campione Per Amico", presentato ieri a Roma.

Qual è il rimpianto più grande della sua carriera?

"Senza ombra di dubbio - racconta Graziani - quella maledetta finale persa. Non tanto per non aver arricchito il mio palmarès, ma per non esser riuscito a regalare quell'immensa gioia al popolo giallorosso".

Torniamo al presente. Tra Allegri, Gasperini, Pioli e Fabregas, chi è il profilo giusto per allenare la Roma?

"Punterei su Gasperini. Ma a patto che abbia carta bianca e possa selezionare i giocatori. Ha bisogno di calciatori che ritiene adatti alle sue idee di calcio. Altrimenti, secondo me Pioli è l'identikit perfetto per allenare una squadra importante come la Roma.

Pellegrini sembra essere fuori dal progetto. L'Olimpico non è più la sua casa?

"Pensavo fosse il Gerrard italiano. Evidentemente non è un centrocampista di caratura europea. Mi dispiace perché lo vedo triste. Vuol dire che qualcosa non funziona".

Come valuta la stagione di Dovbyk?

"Non mi piace. È statico, prevedibile nei movimenti e usa solo il mancino. Preferisco gli attaccanti che giocano di più con la squadra, ma se continua a segnare dico "Viva Dovbyk".