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La Croazia stoppa l’Italia di Conte

Le urla dei bambini che fuggono da San Siro quando ancora in campo si gioca. Eccola la fotografia di una serata rovinata. L’Italia pareggia contro la Croazia e ora la Norvegia incalza.

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Le urla dei bambini che fuggono da San Siro quando ancora in campo si gioca. Eccola la fotografia di una serata rovinata. L’Italia pareggia contro la Croazia e ora la Norvegia incalza. «Non ci arrendiamo mai - spiegherà Conte a fine match - Visti gli infortuni che avevamo, c’è stata la voglia di portare a casa un buon risultato davanti a un avversario più rodato di noi». Ma più che i 22 in campo, protagonisti sono stati i 6mila ultrà croati calati al Meazza. Fumogeni, bengala e maxi-petardi entrati allo stadio chissà come e lanciati dal secondo anello della curva sud ripetutamente in campo, cariche della polizia e paura in tribuna, tanto da costringere l’arbitro olandese Kuipers a sospendere il match per 2’ dopo il gol del pari croato e per una decina di minuti al 31’ della ripresa, quando addirittura il direttore di gara ha spedito negli spogliatoi le squadre minacciando di far finire lì la partita. Scene che hanno ricordato tanto quelle di Marassi quattro anni fa in Italia- Serbia. «Questo non è calcio. Chiedo scusa io per i tifosi», ha detto il ct craoto Kovac. «Incredibile - è il commento polemico di De Rossi, ieri alle centesima in azzurro - eppure a Roma ti controllano anche le impronte digitali prima di entrare allo stadio » Con l’1-1 di Milano l’Italia di Conte interrompe a 4 la serie di vittorie di fila: un azzurro spento per larghi tratti del match, spesso in balia del delizioso palleggio dei croati, che si permettono il lusso di lasciare in panchina l’interista Kovacic (con Mancini in tribuna a studiarlo). Ma proprio quando Modric, Rakitic e Perisic sembrano padroni di San Siro (fastidiosi anche i fischi by partisan agli inni), ecco la rasoiata di un Candreva onnipresente (da terzino ad ala la fascia destra è tutta sua) che spacca il match. Peccato che dopo appena 4 giri di lancetta arrivi la papera che non t’aspetti, quella del capitano Buffon che si fa passaresotto le braccia un tiro non impossibile del gioiellino del Wolfsburg (si capisce perché il Napoli l’abbia eletto come sostituto di Insigne). L’Italia stenta, il deludente Pasqual si fa male (entra l’esordiente Soriano), la famosa difesa a tre di Conte trasformata pressoché constantemente in una linea a 5 e poi in un’inedita retroguardia a 4 quando nella ripresa si rivede in azzurro El Shaarawy (assente dalla Confederations Cup del 2013), in campo al posto di uno scontento Immobile. Il milanista ci prova spesso da fuori, ma nel finale è il solito Perisic a graziarci in contropiede. Ad un’Italia incerottata e col cartello lavori in corso per ora va bene così. Domani si torna in campo a Genova contro l’Albania. Ma quello sarà un azzurro sperimentale.