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rassegna stampa roma

Capitano coraggioso. Pietro Castellitto: “Totti è il mio mito, volevo stupirlo con la mia maschera”

L'attore: "Lui e Ilary ci hanno chiesto di raggiungerli per vedere insieme la serie. Ho assistito alle loro reazioni, mi sono sembrati toccati"

Redazione

Re di Roma e, allo stesso tempo, suo prigioniero. Baciato da un dono ma angosciato dal tempo che passa e minaccia di rosicchiargli via tutto, a partire dall’identità. L’attesa serie tv su Francesco Totti, "Speravo de morì prima", è qualcosa di diverso dal classico biopic: in onda su Sky dal 19 marzo, si concentra sull’ultimo anno e mezzo della carriera del Pupone aprendo le porte di casa sua e dello spogliatoio. A portare sulle spalle la responsabilità di incarnare la leggenda è Pietro Castellitto, perfetto, scrive "Leggo", nel dosare determinazione, fragilità e quell’ironia tutta romana.

Castellitto, come ha affrontato questa sfida gigantesca?

L’obiettivo di tutti noi era creare una maschera che lo evocasse, anziché imitarlo, e che lo stupisse. Ho cercato la sua essenza.

Vi siete incontrati sul set? Le ha dato consigli?

Ho passato la maggior parte delle mie domeniche seduto su queste seggiole azzurre ad ammirare le imprese di Totti, ma non lo avevo mai conosciuto di persona fino a questa serie. È venuto un paio di volte sul set, ma il mio vero incontro con lui è stato il primo, in un ristorante sull’Aventino. Tutte le domande che gli ho fatto erano calcistiche e lui mi ha risposto con notevolissime doti oratorie. Con lui non ho mai fatto l’attore, ma solo il tifoso della Roma, non mi ha dato consigli perché non glieli ho mai chiesti.

Totti ha visto la serie? Come ha reagito?

Lui e Ilary ci hanno chiesto di raggiungerli per vederla insieme. Ero seduto dietro di loro, assistevo alle loro reazioni e mi sono sembrati toccati, partecipi, curiosi.

Com’è andata la preparazione dal punto di vista fisico?

Ho incrementato la mia dieta del 300%, nel senso che mangiavo 3 volte quello che mangiavo prima, e ho preso 8 chili. Ma la cosa più complicata è stata riuscire a evocare l’essenza di Totti restando nei paletti della narrazione.