Il calcio europeo sta adottando una nuova lingua. Il rapporto Uefa che fotografa il pallone europeo parla chiaro: 44 club delle 13 leghe più importanti sono passati di mano negli ultimi 15 anni e nel 2016 ci sono stati dieci passaggi di proprietà di cui otto acquistate dai cinesi. Nulla di inaspettato ma vederlo sulla mappa fa comunque effetto. La maggioranza domestica regge di poco. Al 40 per cento degli investitori locali si contrappone un 37 per cento di società ibride. In Inghilterra hanno attirato capitali esteri per far aumentare gli introiti e oggi, su 20 presidenze, solo 5 sono britanniche. Vale a dire che il 75% della torta è straniero. In Championship stiamo a 13 stranieri contro 11 autoctoni. La Serie A e la Premier russa sono i mercati più casalinghi nonostante delle eccezioni. Il passaggio dell'Inter da Moratti a Thohir e poi a Suning e la Roma americana sono tra queste. D'altro canto però il Milan è ancora controllato da Berlusconi. Qui si delinea la storia del tifoso destabilizzato: pronto a sposare il calcio marketing in fase di mercato, nostalgico quando si tratta di ascoltare gente che di partite ne ha viste poche e fatica a dare un nome al talento. Ma guardando all'Inghilterra e al livello del calcio inglese viene difficile considerare gli stranieri una iattura. Sono asiatici gli investitori principali, dopo una prima ondata russa e la migrazione dei petroldollari. La smania dell'acquisto si è spostata in Oriente, con la Cina scatenata. Ma siamo solo all'inizio: in Cina esistono 596 miliardari, diventati tali negli ultimi 10 anni. Il primo è Wang Jialin, del gruppo Dalian Wanda, che si è preso un pezzo dell'Atletico Madrid. Il secondo è Jack Ma che foraggia il Manchester City. Ma ce ne sono tanti altri che smaniano per avere il loro pezzo di pallone.
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Il calcio in vendita: così l’impero cinese colonizza l’Europa
La mappatura del calcio europeo sta cambiando a ritmi sostenuti. Entro pochi anni il mercato asiatico potrebbe invadere definitivamente il mondo del pallone
(G. ZONCA)
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