La domanda è semplice: anche i razzisti meritano una seconda possibilità? Le curve nere di Roma, i cori antisemiti e quelli xenofobi piovuti sul prato dell’Olimpico nelle ultime settimane, non hanno prodotto che un timido rimbrotto: “Non lo fate più, okay?”. Il giudice sportivo Gerardo Mastrandrea - scrive e sottolinea Matteo Pinti su 'La Repubblica' - per il coro rivolto dai tifosi della Lazio ai romanisti durante il derby e ascoltato da tutto lo stadio ha scelto di congelare la squalifica per dodici mesi. Il giudice però aveva chiaro come gli ultrà laziali si fossero resi protagonisti dello stesso coro anche pochi giorni fa a Monza. E che fine ha fatto l’inchiesta della procura federale su un coro persino più osceno, sempre di matrice antisemita, dei laziali a Napoli? E il “supplemento di indagini” richiesto per i cori contro Osimhen? Spariti da un mese, senza che nessuno abbia pagato.
La Repubblica
Un buffetto ai razzisti, i cori della vergogna e la giustizia inceppata
È la prova che il problema non sono solo le curve, ma la macchina stessa della giustizia sportiva. Che, tirata per la giacca da presidenti e istituzioni, fatica a mettere a fuoco il vero obiettivo del proprio lavoro. A proposito di prezzo: 8 mila euro di multa vale il coro assordante con cui la curva sud della Roma domenica ha chiamato per quasi un minuto “zingaro” Dejan Stankovic. Sdoganato il concetto inaccettabile secondo cui dare dello zingaro a qualcuno non sarebbe un’espressione razzista, ma solo “insultante”. Gli 8mila euro di multa spiegano bene perché nessun club faccia davvero nulla: la Roma, a ogni partita, spende di più per il catering. E ogni anno i grandi club pagano in media meno di 40mila euro per le intemperanze degli ultrà: briciole. Era tutta la curva a cantare ma nessuno ci rimetterà un euro.
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