Contro i violenti "che non hanno nulla a che fare con l'amore per il calcio", lo Stato ingaggerà una "guerra dura", fianco a fianco con i club. Lo ha promesso il ministro dell'Interno, Angelino Alfano.
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Ultrà, Alfano promette “Ora la guerra al branco”
L'obiettivo è dunque quello di varare regole "ancora più dure e severe" che consentano un miglior controllo dei settori più a rischio degli stadi.
Che ha anche annunciato quello che noi avevamo scritto il 6 giugno (vedi Spy Calcio): a breve il Consiglio dei ministro (ma almeno per ora non è nell'ordine del giorno di quello di lunedì 30 giugno) esaminerà il pacchetto di norme messe a punto dal Viminale e dal mondo sportivo, in modo che entrino in vigore fin dall'inizio del prossimo campionato. "Dobbiamo prendere delle decisioni molto dure", perché "intendiamo cacciare i violenti dagli stadi" dice ancora il titolare del Viminale.
L'obiettivo è dunque quello di varare regole "ancora più dure e severe" che consentano un miglior controllo dei settori più a rischio degli stadi e, soprattutto, impediscano ai violenti di assistere per anni a manifestazioni sportive. Il pacchetto di norme a cui sta lavorando il Viminale era stato già annunciato a maggio in occasione della presentazione del lavoro della Task Force diretta dal prefetto Vincenzo Panico e comprende una serie di provvedimenti organizzativi a cui si aggiungeranno misure che andranno ad incidere direttamente sulla libertà personale dei tifosi.
L'Osservatorio, dopo la finale di Coppa Italia, ha messo a punto il pacchetto-sicurezza, lavorando soprattutto su un allargamento del Daspo. Si parte dalla segmentazione degli stadi, in modo da poter agevolare il lavoro di steward e forze dell'ordine e identificare in maniera più facile gli autori di atti di violenza (lancio di bombe carta, striscioni vergognosi, cori razzisti). Si cercherà inoltre di dare maggiore importanza alla figura del "Supporter Liaison Office", il rappresentante dei tifosi che ogni società deve nominare e che è delegato ad avere i rapporti con le istituzioni e le forze dell'ordine e verrà potenziata la formazione degli steward, che parteciperanno sempre più alle trasferte.
E' prevista inoltre la sospensione o la revoca delle tessere di fidelizzazione - che nelle intenzioni del Viminale dovrebbe sostituire la tanto criticata Tessera del Tifoso - a quei tifosi che si rendono responsabili di atti di violenza o razzismo. Una misura già prevista, e non sempre rispettata. Il cuore del pacchetto voluto da Alfano sarà però rappresentato dalle misure riguardanti il Daspo: verrà introdotta la recidiva (8 anni, mentre ora il massimo è cinque). Inoltre, Alfano vuole che il Daspo sia esteso "al branco". Daspo di gruppo e preventivo, per colpire chi provoca problemi di ordine pubblico.
Ad esempio, nel caso di chi danneggia aree di servizio o stazioni ferroviarie. Il pacchetto è pronto da tempo, manca solo l'approvazione che tarda del consiglio dei ministri. Perché? Sino a pochi giorni fa il sottosegretario Delrio, che è il braccio destro di Renzi e ha la delega per lo sport, non ne sapeva nulla. Dagli uffici di Alfano non gli era arrivata nessuna comunicazione.
Lo stesso Renzi, a caldo, dopo i fatti della Coppa Italia, sosteneva che anche le società di calcio devono contribuire alle spese per la sicurezza. La Lega di A è contraria, i presidenti già pagano gli stewards. Il premier aveva anche promesso che avrebbe convocato le istituzioni sportive. Non se ne è saputo più nulla. Ora si parla, appunto, di un ulteriore giro di vite. Fra cui lo stop delle trasferte ai tifosi della Roma e del Napoli. Ripeto: le norme già ci sono, basterebbe applicarle con maggiore attenzione.
Non servono norme esemplari. Carlo Tavecchio, candidato n.1 (al momento) per la presidenza Figc, sostiene che il vero problema è che "manca la certezza della pena". Non ha torto: spesso i magistrati sono distratti sul pianeta-calcio e anche qualche questore firma dei Daspo a pioggia, salvo poi essere sconfessato dal Tar di turno. Ma adesso dopo la morte di Ciro Esposito, stanno venendo a galla cose che erano state nascoste il 3 maggio scorso, dopo i fatti della Coppa Italia: finalmente la procura di Roma sta indagando sulla gestione della sicurezza da parte di prefettura e questura. Falle enormi, di cui da tempo avevamo dato conto nel silenzio generale: Alfano su questo non ha mai avuto una parola, anzi ha detto che tutto era filato liscio. Così non è stato: la zona di Tor di Quinto, dove Ciro è stato ucciso, era stata abbandonata al suo destino. I primi poliziotti erano arrivati nettamente in ritardo, ed erano stati anche aggrediti da alcuni tifosi del Napoli.
Non solo: la tragicomica trattativa con "Genny'a carogna" era stata causata anche dalle difficoltà di collegamento fra prefetto (Pecoraro) e Questore (Mazza). Il prefetto era allo stadio Olimpico dove non prendevano i telefonini e per un certo periodo non era riuscito a comunicato con questore che stava in questura. Così non era stato letto un comunicato e la polizia aveva invitato l'ultrà napoletano a superare le barriere per andare a discutere con loro e con Hamsik. Ora Genny'a carogna è stato indagato anche per invasione di campo (e daspato per la maglietta "Speziale libero"). Il sindaco di Napoli, De Magistris, chiede provvedimenti nei confronti del prefetto e del questore di Roma. Ma è molto probabile che non succeda nulla. Intanto, ecco un altro giro di vite...
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