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rassegna stampa roma

Tra gli amici di via Vetulonia: “Enzo Totti era uno di noi”

Foto Gino Mancini

Un intero quartiere partecipe degli sforzi del padre per coltivare i sogni del Capitano

Redazione

All’esterno del bar di Pierluigi, in via Vetulonia 12, proprio di fronte al cortile della scuola elementare Manzoni, dove un "piccolo" Francesco Totti trascorreva "ore a giocare a battimuro ", ancora oggi c’è un piccolo flipper, simile a quello sistemato nella vecchia sala del bar Lustri, qualche decina di metri più avanti, tanto amato dal futuro capitano della Roma. Sarà, scrive Luca Monaco su "La Repubblica", che "Totti è la Roma", ma lungo il budello che da via Vescia conduce a viale Metronio, ogni dettaglio sembra rimandare alla storia del campione in erba, che "forse, nell’universo nevrotico della capitale pallonara, avrebbe corso il rischio di perdersi, senza una famiglia solida alle spalle". Presente, mai invadente.

Un microcosmo accogliente plasmato dalle mani sapienti di papà Enzo, "lo sceriffo" nell’ombra. Quando staccava dal lavoro, ricorda Ferdinando Cagnoli, il 77enne titolare dell’agenzia di pompe funebri incaricata dei funerali, in programma oggi, "veniva qui, giocavamo a carte. Eravamo grandi amici". "Enzo era un uomo estremamente trasparente, disponibile, ha fatto del bene a tanta gente. Una persona – ricorda Giancarlo Barraco, per anni medico di famiglia dei Totti – che stimavo enormemente, come essere umano e come padre di famiglia". Non può che condividere Federica Galzerino, la titolare di un negozio di parrucchiere aperto "un mese prima che nascesse Francesco – ricorda – Enzo era una persona meravigliosa, venivano a tagliarsi i capelli qui sia lui che la moglie. Spesso eravamo a pranzo a casa loro".

E Nazzareno Barluzzi, l’ ex titolare di un magazzino di oggetti in vimini proprio sotto le finestre di casa Totti, non ha dimenticato "quando con Enzo ed Ettore Viola siamo andati a prelevarlo in macchina alla Lodigiani per portarlo a Trigoria". Più tardi quando lo cercava il Milan "Fiorella si affacciava alla finestra e mi diceva: 'Ha chiamato Galliani, gli ho detto che Francesco resta a Roma'". C’era lo zampino dello "Sceriffo". "Il padre di Totti è la spiegazione del perché Francesco nonostante i successi e le ricchezze guadagnate è rimasto sempre 'uno di noi' – osserva Enzo Foschi, romanista, vicesegretario del Pd Lazio - ce ne fossero di papà cosi umili ma determinati, sarebbe un mondo più semplice e più vero".