Sarà perché è il Capitano, Sarà perché è romano. Sarà perché è romanista. Sarà per quel gol di tacco al derby. Sarà perché, da quando è rientrato a casa dal Sassuolo, in 289 presenze con la maglia giallorossa ha messo insieme 53 gol e 57 assist (quanti altri centrocampisti conoscete con questi numeri?). Sarà perché insultandolo e fischiandolo si danneggia comunque la Roma che deve essere considerata comunque il bene primario, scrive Piero Torri su La Repubblica. Sarà perché essere bastian contrario ha avuto sempre una certa preferenza nei miei pensieri. Sarà perché quello che vi pare, chi scrive sta con Lorenzo Pellegrini. Non ci sono convenienze di nessun tipo, come potrebbe pensare qualcuno che è abituato a vivere di squallidi opportunismi, dietro una posizione che in questo momento, a Roma, può essere foriera soltanto di insulti e minacce. Non ho nessun tipo di rapporto con il suo procuratore, Gianpiero Pocetta, con cui non ho contatti da anni. Non conosco nessuno della sua famiglia. Non ci sono amici degli amici a fare da sponsor di una posizione che è questa semplicemente perché lo penso, nella convinzione che il Capitano della Roma, nazionale, sia un giocatore più forte di quello che è in questo momento. Conseguenza anche di una prolungata contestazione che ha raggiunto il suo zenit nella partita che l'Italia ha giocato all'Olimpico contro il Belgio, con Pellegrini giustamente espulso e fischiato dai tifosi romanisti prima, durante e dopo. Un po' come gli sta succedendo, da mesi, quando gioca con la sua Roma, ormai identificato come il capro espiatorio di una squadra che da troppi anni non riesce a dare corpo alle promesse e premesse che puntualmente nascono durante l'estate. Se la Roma arriva sesta, il colpevole è Pellegrini. Questa è l'equazione con cui viene messo sul banco degli imputati. Eppure la Roma è la stessa che con il sette in campo, ha vinto una Conference League e si è vista rubare un'Europa League da un arbitro. Questo non vale oppure in molti hanno problemi di memoria? E poi, volendoci riferire a tempi più recenti, l'attuale Capitano della Roma è lo stesso giocatore che quest'anno dalla prima partita con De Rossi in panchina (Roma-Verona) alla doppia sfida europea con il Milan (tre mesi pieni) è stato a paletti il miglior centrocampista italiano per continuità, qualità, quantità. Pure questo non vale? È vero, per carità, dopo Pellegrini troppo spesso è stato la brutta copia della sua migliore versione, nessuno qui vuole disconoscere il suo rendimento negativo in questa stagione, ma noi, magari per un ottimismo che ci accompagna da sempre, restiamo convinti che il Pellegrini migliore da qualche parte ci sia ancora, bisogna solo aspettarlo. Anche se temiamo che da queste parti il suo tempo sia finito. E per questo, per il bene di tutti, è consigliabile che le strade si dividano perché per il sette, non ci sembra possibile un recupero. Non per chi scrive. Attendiamo fiduciosi gli insulti.
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La Repubblica
Solo critiche strumentali: giù le mani da Pellegrini
Ormai identificato come il capro espiatorio di una squadra che da troppi anni non riesce a dare corpo alle promesse e premesse
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