(La Repubblica-E.Sisti) Questi dannati esami che non finiscono mai: «Ma io credo nella Champions », ammette Luis Enrique. Perché non farlo del resto.
rassegna stampa roma
Roma a valanga, il Novara crolla cinque gol per sognare l’Europa
(La Repubblica-E.Sisti) Questi dannati esami che non finiscono mai: «Ma io credo nella Champions », ammette Luis Enrique. Perché non farlo del resto.
Di nuovo a quattro punti dalla Lazio e da quel terzo posto che appare e scompare come fosse la balena bianca, un po’ mito letterario e un po’ realtà profumata di mare d’Europa. La Roma perde spesso? Vero, ma lo fanno anche le altre (guardare Lazio e Udinese). Dunque è possibile sognare. Bisogna provarci, pensano tutti, da Totti a Enrique.
Sgusciando dalla marcatura di De Rossi, il povero De Rossi condannato a ricoprire qualunque ruolo purché ingrato, purché comporti un lavoro sporco e oscuro, Caracciolo mette a dura prova i nervi della Roma e di uno stadio pieno più del solito grazie alle famiglie assembrate nei distinti nord. Dopo sedici minuti, esattamente un minuto dopo la fine della contestazione silenziosa e forse un po’ anacronistica della curva contro il calcio spezzatino (il concetto più o meno è: «nun ce fate ripropone er magnà... »), l’airone fa volare il Novara. Noto fiume ora in secca ora in piena, capace di provocare siccità nei cuori ma anche di inondarli con belle giocate e un indefinito numero di speranze, la Roma non si scompone ed è il suo grandissimo merito di giornata. Rimane lì a rumoreggiare come un animale ferito e tuttavia ancora lucido davanti al muro eretto da Tesser, che brontola per un rigore su Jeda, con otto difensori a guardia di Uikani e poi di Fontana. Aspetta che si apra un buco abbastanza grande per infilarci il pallone.
E’ Osvaldo a fare la differenza. Si muove, porta a spasso avversari, crea spazi e controlla il pallone con un’eleganza che si tende a non riconoscergli. Al 25’ serve a Marquinho l’assist per il primo gol del brasiliano in Italia: non avrà il piede destro ma di testa ci sa fare tanto che nella ripresa sfiorerà la doppietta in analoga modalità. Osvaldo è un centravanti vero. Al 34’ schiaccia stretto il corner di Totti e segna alla Pruzzo. Non contento, tre minuti dopo, sempre alla Pruzzo, colpisce la traversa. Si può dire: facile col Novara. Falso. Con squadre tanto blindate spesso si perdono orientamento, misura dei colpi e fiducia. Il Novara non si difende a vanvera come il Cesena due mesi e mezzo fa. Lo fa bene. Solo che la Roma non si permette distrazioni, si mostra stabile, è più gruppo che giocate dei singoli (Osvaldo a parte) e nella ripresa, prima con Simplicio (che al 10’ esegue un cucchiaio a volta medievale, quasi contro la fisica, e per farlo s’infortuna ai flessori, 17° malanno stagionale ai flessori romanisti) e poi con Bojan (che al 16’ dedica il gol ad Abidal), passa altre due volte e formalmente chiude. Morimoto approfitta dell’immancabile passaggio orizzontale giallorosso, una specie di maledizione, stavolta caduta su Taddei, per segnare il 4-2 (32’). A Lamela il compito di disegnare i titoli di coda a tempo scaduto con un bell’interno sinistro su ennesimo assist di un Osvaldo formato Prandelli. A meno di 24 ore dal capolavoro di Benzema contro l’Osasuna, al di là dei punti, altri quattro/ cinque gol di qualità assoluta. Buttali via.
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