(La Repubblica - M.Pinci) -Una tifoseria in ostaggio, striscioni di sostegno a un ultrà arrestato per tentato omicidio, cori contro Napoli e i napoletani. La procura di Roma apre un’indagine su quelle scritte comparse domenica pomeriggio all’Olimpico nella curva sud dei supporter della Roma: messaggi solidali con Daniele De Santis, l’uomo che avrebbe sparato al napoletano Ciro Esposito. L’obiettivo degli inquirenti, identificare e punire il gruppo di tifosi schierati con chi ha usato la pistola. E per questo finiti nel mirino delle tifoserie italiane e non solo: il Viminale chiede di vietare la trasferta a Genova per evitare vendette degli ultras genoani, gemellati con i napoletani. Ma il problema è già esteso a tutta Europa a causa delle relazioni internazionali evidenziate dagli striscioni per Ciro e Genny ‘a carogna visti a Dortmund e Monaco.
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Olimpico, terra ultrà: la procura indaga minacce e botte a chi voleva tifare
(La Repubblica – M.Pinci) – Una tifoseria in ostaggio, striscioni di sostegno a un ultrà arrestato per tentato omicidio, cori contro Napoli e i napoletani. La procura di Roma apre un’indagine su quelle scritte comparse domenica...
Cresce un’onda anti-romanista, che certo però non coinvolge il giudice sportivo: Tosel chiude (ma la pena è sospesa) per un turno la curva Nord dell’Atalanta per le banane e i “buu” verso Constant, ma non reputa sufficiente la “percettibilità” di quel «lavali col fuoco» sentito all’Olimpico – anche dagli ispettori federali – per disporre lo stesso provvedimento contro le curve romaniste: solo un’ammenda da 50mila euro per «incitamento alla violenza». Ma la vergognosa domenica del tifo romano s’è macchiata anche di altro: la maggioranza di tifosi per bene ostaggio per una sera dei facinorosi. Una milizia di ultrà romanisti ha imposto il silenzio a uno stadio intero per sostenere le proprie ragioni, manifestare contro i Daspo, contro le aste delle bandiere ritirate fuori dallo stadio, e per solidarietà all’amico De Santis. E quando qualcuno ha provato a tifare, è partita la rappresaglia: minacce, insulti, anche aggressioni a chi si rifiutava di stare zitto.
La legge ultrà imposta con la forza a tutti quei tifosi – la maggior parte – che con i gruppi organizzati non hanno nulla a che fare. Curve sfuggite di mano a ogni controllo, padri con figli piccoli intimiditi da energumeni, cinte alla mano, senza che nessuno potesse muovere un dito. Offese, spintoni a chi tifava violando il silenzio imposto dai capi e a chi disturbava lo scempio dei cori contro Napoli. Un fenomeno che ha caratterizzato l’assurda domenica dell’Olimpico nelle due curve, ma dilagando anche nella tribuna Tevere. Qualcuno degli esagitati ha perfino scavalcato le recinzioni per schiaffeggiare chi rifiutava di adeguarsi alle disposizioni ultras, senza naturalmente che gli stewards intervenissero. Tanti tifosi normali, ieri, hanno denunciato episodi simili, molti hanno manifestato la propria rabbia scrivendo alla Roma, qualcuno chiedendo di recedere dall’abbonamento appena sottoscritto. Furibondo il presidente Pallotta, il primo a prendersela con i suoi stessi tifosi. Inconcepibile, per lui, lo spettacolo offerto da quella parte di curva. Pallotta aveva anche pensato di revocare la festa in campo dei giocatori dopo la partita. Ha dovuto accontentarsi di un comunicato sdegnato. Per lui, che a fine gara era negli spogliatoi della Juventus per fare i complimenti ad Agnelli, lo sport è davvero un’altra cosa
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