Dopo aver promesso di rovesciare il sistema dalle fondamenta, i 5 Stelle escono dalla vicenda dello Stadio come la più mediocre giunta post-democristiana. La situazione ha del paradossale, scrive Montanari su "Repubblica". Perché oggi rimane deluso chi dal Movimento si aspettava una svolta radicale. Mentre possono tirare un respiro di sollievo tutti coloro che li hanno temuti e attaccati ferocemente perché ‘antisistema’, o addirittura ‘eversivi’. Altro che alieni: tutto il ‘sistema’ si frega le mani, avendo scoperto che anche con questi ‘alieni’ si tratta, eccome. Non perché siano corrotti, sia chiaro: ma perché sono impreparati, e culturalmente fragili. Sono bastati i tweet di Totti e le minacce di Pallotta a far squagliare ogni velleità di resistenza: alla prima vera prova, il populismo antisistema si è inchinato al populismo del sistema.
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M5S come la Dc, sì ai palazzinari per non perdere il consenso
Montanari su "Repubblica": "Tutto il ‘sistema’ si frega le mani, avendo scoperto che anche con questi ‘alieni’ si tratta, eccome. Non perché siano corrotti, sia chiaro: ma perché sono impreparati, e culturalmente fragili"
Perché i casi sono due: o il progetto era una speculazione inutile, e allora si doveva avere il coraggio di fermarlo, o invece era di interesse pubblico: e allora bisognava realizzarlo in modo coerente. Ma dimezzarlo lascia esterrefatti, continua Montanari. Quel che muore è ogni idea di progetto. L’idea che si rompesse una volta per tutte con l’urbanistica contrattata. L’idea che i cittadini, una volta entrati nel palazzo, avessero la forza di riprendersi il futuro della città, togliendo il boccino dalle mani dei palazzinari. La mancata sostituzione di Paolo Berdini è un dettaglio eloquente: una scelta di questo peso è stata fatta senza un tecnico alla guida. Dopo aver detto tutto e il contrario di tutto (fino all’imbarazzante girandola romana di Beppe Grillo), hanno prevalso purissime ragioni politiche.
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