All’Expo del calcio gli stand meno frequentati sono quelli del made in Italy. Le nazionali azzurre, dai grandi di Conte all’under 21 Di Biagio, non hanno ancora vinto una gara nel 2015 e i risultati sportivi si traducono in un crescente disinteresse di chi ha soldi da spendere per i nostri calciatori, e non solo all’estero. Paradossalmente, i primi a disertare le bancarelle di prodotti locali sono proprio i club di Serie A.
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Italiano? No, grazie. I club spendono il triplo per comprare straniero
I nuovi pezzi pregiati alla fiera del Belpaese si chiamano Berardi, anche lui destinato alla Juve, e Valdifiori, al Napoli per 5,5 milioni. Anche in una stagione in cui la serie A ha investito somme bassine, per 13 squadre su 20 l’acquisto più...
Lo scorso anno l’Europa mobilitava una cinquantina di milioni per spartirsi tre centravanti azzurri: Immobile al Dortmund, Balotelli al Liverpool, Pellè al Southampton. Oggi invece di stelle all’orizzonte ne brillano pochine: oltre a Pirlo e Buffon che certo non hanno l’età per infiammare il mercato, la più luminosa è Verratti. Eppure l’Inter preferisce strapagare Kondogbia piuttosto che provare a riportarlo a casa.
E’ vero, la Juventus è pronta a riprendersi Zaza per una quindicina di milioni, ma prima ne ha investiti 32 per Dybala e 18 per Mandzukic. I nuovi pezzi pregiati alla fiera del Belpaese si chiamano Berardi, anche lui destinato alla Juve, e Valdifiori, al Napoli per 5,5 milioni. E poi Soriano, che Mihajlovic vorrebbe con sé al Milan magari insieme a Bertolacci, riacquistato dalla Roma per 6 milioni. Per rinforzarsi davvero però i rossoneri sognavano Ibra e Jackson Martinez. Mentre i giallorossi si lasciano tentare da suggestioni come Dzeko o Bacca, persino Salah e Falque, mica da Candreva o Gabbiadini.
L’attaccante del Napoli era stato il grande colpo italiano dell’ultima stagione: quasi 14 milioni alla Samp. Dietro di lui però pochi altri italiani hanno convinto i club di casa loro a tirar fuori cifre importanti: Bonaventura, Sturaro, Belotti, Parolo e Rugani, l’elenco degli italiani prelevati per almeno 5 milioni si esaurisce qui. Che le preferenze di presidenti e allenatori si orientino sempre più spesso verso nomi esotici lo dicono i fatti: anche in una stagione in cui la serie A ha investito somme bassine, per 13 squadre su 20 l’acquisto più caro è stato quello di uno straniero. La Juve ha dato più di tutte al mercato interno, 17 milioni, la Roma al contrario di italiano ne aveva preso solo uno, Astori, spendendo invece più di 60 milioni per i vari Doumbia, Iturbe e compagnia. Ma se lo scarso appeal del made in Italy ha radici antiche, negli ultimi dodici mesi l’indice di gradimento dei nostri atleti è precipitato: per i trasferimenti 2014-15, tra agosto e gennaio, la Serie A ha investito 254 milioni e spicci in calciatori stranieri, due volte e mezzo i 98 spesi per gli italiani. Mentre in queste prime settimane sono addirittura il triplo, 122 contro 40: segno che la forbice continua a allargarsi senza che il movimento riesca a produrre un’inversione di tendenza. Né nuovi gioielli da prestare al ct Conte.
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