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La Repubblica

“Friedkin e Juric ora basta”: esplode la rabbia dei tifosi

“Friedkin e Juric ora basta”: esplode la rabbia dei tifosi - immagine 1
Contestata soprattutto la gestione della società da parte degli americani. A Trigoria giorni fa lo striscione "club di pagliacci"
Redazione

Ieri mattina la Roma è scesa in campo agli ordini di Juric per la sfida di Europa League di giovedì contro l'Union Saint-Gilloise. Come fosse una giorno normale, scrive Marco Juric su La Repubblica, e non uno dei giorni più critici della storia recente giallorossa. L'allenatore croato resta in sella, con una fiducia a tempo scandita dalle lunghe valutazioni dei Friedkin che sondano altri profili per la panchina ma continuano a rimandare ogni decisione. E mentre dentro Trigoria regna una calma quasi sturbante, fuori monta la protesta dei tifosi della Roma. Il silenzio della dirigenza alimenta la rabbia sui social, indirizzata da mesi apertamente contro la famiglia Friedkin. Colpevoli della cacciata di De Rossi e di una gestione del club definita da più parti "dilettantistica". La pazienza dei tifosi è ormai esaurita, come dimostrato dallo striscione apparso fuori Trigoria pochi giorni fa, che aveva definito la Roma "un club di pagliacci" e i giocatori "un team di falliti". Proteste che da settimane vanno in scena anche all'Olimpico, tra seggiolini vuoti e fischi costanti a giocatori e allenatore. Da una settimana l'obiettivo dei tifosi si è spostato sulla panchina, la richiesta è una soltanto: l'esonero di Juric. L'hashtag è tra i più in voga sotto ogni post del club giallorosso, che ha volutamente ridotto all'osso ogni attività social. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: quattro vittorie, due pareggi e quattro sconfitte nelle ultime dieci partite. "Inaccettabile" per la maggioranza giallorossa, che accusa Juric anche per le parole spesso dolci utilizzate nei confronti della squadra a fine partita. Il futuro di Juric resta appeso a un filo e il desiderio dei tifosi potrebbe anche essere esaudito dai Friedkin nelle prossime ore, ma nell'occhio del ciclone restano i calciatori: a partire dai senatori dello spogliatoio, tra i più fischiati all'Olimpico.