Il silenzio in cui s’è consumata la sconfitta con l’Udinese, la settima in 13 gare del 2020, è rappresentazione plastica della Roma di oggi: svuotata di risultati e di dignità agonistica. Un gruppo di perdenti di successo, scrive Matteo Pinci su La Repubblica, assuefatti al piazzamento.
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Fonseca in confusione, Pallotta non trova compratori. Dal campo ai conti, così rischia tutto
La Roma di oggi è un gruppo di perdenti di successo. E ogni lato del club fa acqua
Il cerchio ha già iniziato a stringersi intorno all’allenatore Paulo Fonseca. Nervosissimo, sconsolato. A Trigoria è insistente l’idea che qualcosa nel metodo di lavoro del tecnico sia cambiato: "È andato in confusione". La Roma fagocita i suoi totem, il ds Petrachi è passato dall’essere il conducador che poteva bacchettare un dirigente anziano come Tempestilli o vietare agli impiegati di frequentare il bar per non distrarre i calciatori, all’essere defenestrato dopo un sms polemico e irragionevole al presidente Pallotta. La gestione schizofrenica delle emozioni per il presidenteè prassi e Fonseca non fa eccezione: ieri era l’allenatore ideale.
Il nuovo alibi della squadra è la mancanza di stimoli. Come se dicessero: perso il quarto posto, che giochiamo a fare? Molti magari lo pensano davvero, altri sembrano spauriti, disorientati dalla scelta del tecnico di mandarli inaspettatamente in campo. La frenesia tattica è inspiegabile, vero, ma anche il loro impegno impalpabile, giustificato sempre dalla ricerca di colpe altrui. Acquirente cercasi L’implosione sportiva ha prodotto uno tsunami anche a livello economico-finanziario. La Roma è una macchina che produce perdite: costa come se giocasse la Champions ogni anno, invece è prossima a fallire la qualificazione per la seconda stagione di seguito.
Il capitale sociale è sceso al di sotto del limite legale, la continuità aziendale è garantita, in fondo il decreto Liquidità posticipa al 31 dicembre i termini per rientrare nei paletti: Pallotta s’è impegnato a ricapitalizzare per 150 milioni, ma a oggi ne ha versati solo una parte, pensando che magari qualcun altro provvederà. Oltre a Trigoria, le decisioni viaggiano tra Boston e Londra, feudo del consulente Franco Baldini: un altro dei grandi equivoci. Già si lavora sul Piano B: senza Champions, probabile un sacrificio eccellente, la Juve vorrebbe Zaniolo o Pellegrini (per lui possibile scambio di plusvalenze con Bernardeschi). Ma il rischio oggi è il Piano C, ossia un anno senza coppe. Se il risultato fosse quello, nessuno sarebbe al sicuro.
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