De Rossi e il rinnovo. Il meglio deve ancora venire

Giovedì diciotto aprile 2024. È la nuova data da inserire nel calendario di chi ha il cuore mezzo giallo e mezzo rosso. A caratteri cubitali, scrive Piero Torri su la Repubblica. Anche se, per ora, non c'è nessun trofeo da portare in giro. Ma prima in mattinata l'annunciato rinnovo contrattuale di De Rossi invocato da settimane da una tifoseria straordinaria poi impreziosito dalla qualificazione, strameritata da parte di una squadra che ha giocato con la testa, il cuore, la pelle, l'anima. Un trionfo europeo a cui la Roma ci ha abituato: due finali, una Conference League in bacheca, un'Europa League negata solo dall'incompetenza di un arbitro, numeri che, consentitecelo, fanno a cazzotti con la giustizia e i criteri di qualificazione al remuneratissimo mondiale per club in cui ci sarà (oltre all'Inter) la Juventus dopo un anno di squalifica. Misteri firmati dal grande capo della Fifa, mister Infantino.

Misteri, comunque, che non ridimensionano il meraviglioso percorso di questa Roma griffata Daniele De Rossi. Capace, nelle diciassette partite tin qui disputate, di restituire una squadra al calcio, valorizzare un intera rosa che era stata descritta, salvo poche eccezioni, come una banda di scappati da casa. Tutte cose che hanno capito alla perfezione anche i Friedkin. La proprietà non parla mai, ma quando lo fa, sa essere straordinaria. Perché con quell'annuncio, qualsiasi risultato con il Milan, comunque sarebbe stato un successo. Poi De Rossi e i suoi giocatori quel successo lo hanno confezionato in campo. Ribadendo che siamo solo all'inizio di una meravigliosa avventura.

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