Sedici gennaio. Duecentoquarantasei giorni. Addio Mou, benvenuto De Rossi. Addio al Sedici, benvenuto al nuovo allenatore, Ivan Juric. Duecentoquarantasei giorni per partorire un nuovo clamoroso ribaltone e, soprattutto, certificare per l'ennesima volta l'assoluta incompetenza calcistica di una società che non ha nessuna conoscenza pallonara, che non sa cosa vuole dire costruire e gestire una squadra, che non ha una visione dell'oggi, figuratevi del domani, scrive Piero Torri su La Repubblica. Con questa clamorosa follia, i Friedkin e il loro braccio armato, la dottoressa Lina Souloukou, hanno firmato la loro fine romanista. Umiliando un figlio di Roma amato come pochi altri, destabilizzando ulteriormente il club e un ambiente che definire disorientato è un eufemismo, confermando i sussurri e grida che spuntarono nel momento dell'annuncio di De Rossi quando più di qualcuno disse che la scelta era stata fatta solo per ridimensionare la rabbia popolare per l'esonero di Mourinho, soprattutto quello del garage di Budapest.
La Repubblica
Chi umilia i figli di Roma non ha visione del futuro
Una follia, appunto, e questo, ve lo garantiamo, non vuole dire una difesa a prescindere di Daniele De Rossi che ovviamente non può essere ancora un allenatore fatto e formato. Ma come si fa, per dire, a far firmare al Sedici pochi mesi fa un contratto di tre anni a due milioni e mezzo netti e poi, a distanza di poche settimane, pur alla luce di (quattro) risultati molto deludenti, mettere alla porta con poche righe di comunicato uno dei pochi con dna romanista rimasto a Trigoria? Cosa può essere successo per arrivare a tanto? Si racconta che nella serata di lunedì, ci sia stata una esagitata riunione tra la proprietà, il Sedici, l'amministratrice delegata Lina Souloukou e il direttore sportivo Florent Ghisolfi. Riunione in cui il tecnico potrebbe aver ufficializzato i pessimi rapporti con l'ad (che non lo voleva), una sorta di io o lei. I Friedkin hanno scelto la greca (che a Trigoria è sopportata da pochissimi) che Mourinho aveva soprannominato la giraffa e certo non per farle un complimento. I Friedkin così avrebbero scelto la greca. Ma è un'ipotesi che cozza con l'imminente annuncio del nuovo tecnico perché vorrebbe dire che era stato già scelto. Il risultato è che la Roma è nel caos e nelle mani di una dirigenza che ormai sospettiamo non sappia che a calcio si gioca in undici. I risultati ci auguriamo possano riconsegnare un presente e un futuro alla Roma. Più difficile per i Friedkin e l'ad Souloukou. E non ci sarà mai nessun sorriso della giraffa a poter stemperare la tensione.
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