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Buffon: “Nel 2001 avevo quasi firmato con la Roma. Era questione di dettagli”

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"Era interessato anche il Barcellona, ma alla fine sono andato alla Juventus" ha rivelato il portiere campione del mondo nel 2006
Redazione

Una giacca azzurro Italia, in mano un accendino con cui gioca passandoselo tra le dita. Gianluigi Buffon sta per chiudere i primi dodici mesi della sua vita senza partite, senza calcio giocato, senza agonismo scrive Matteo Pinci su La Repubblica.

Lei sembra impetuoso  "Da ragazzo ero fatto e finito per società e ambienti del sud. Tipo Roma, Napoli, Bari. Mi alimentavo con la vicinanza della gente, anche quando diventava morbosità. Ma alla fine non sono mai approdato in una di quelle piazze. Mi hanno guidato mio padre e il mio procuratore. Torino e la Juve mi hanno permesso di ritrovarmi in equilibrio. In una piazza incasinata, per come ero fatto, rischiavo che la bilancia tirasse solo da una parte".

Quindi anche per Cassano alla Juve sarebbe andata diversamente? "Antonio è nato fuoriclasse e lo è stato sempre. Insieme abbiamo fatto Europei, un Mondiale, ci siamo divertiti da morire. Ma alla fine gli dicevo: Anto', per fortuna che dura solo un mese, tenerti un anno così... Io ho vissuto solo la parte bella di Antonio. Poi chiaramente qualcosa che usciva c'era, glielo dovevi concedere, non puoireprimere sempre tutti, stare dietro a un decalogo".

Le sue sliding doors? "Nel 2001, dal Parma, avevo quasi fatto con la Roma. Era questione di dettagli. Poi anche col Barcellona. Alla fine però sono andato alla Juve. Poi nel 2005 c'è stata una grandissima società straniera che mi voleva, ma non l'ho presa in considerazione. Nel 2011 stavo di nuovo andando alla Roma: mi chiamò Montali, mi piaceva e con la Juve s'era rotto qualcosa. Poi però arrivò Conte e impose la mia presenza. Quando dal Psg sono tornato alla Juve stavo per andare al Porto. Avevo gia visto i voli, la città. E altre due volte sono stato vicinissimo all'Atalanta. La seconda avevo deciso. Ma alla Juve mi conoscono come le loro tasche. Fecero una riunione: c'eravamo io, Paratici, Pirlo. Che mi disse: Gigi, cavolo, è il primo anno che alleno, sono venuto sapendo che c'eri tu... Cosa potevo rispondergli?».

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