(Il Romanista - A.F.Ferrari) «Zeman dà l’idea di uno che ha capito qualcosadi profondo sul senso della vita ma lotiene per sé, senza farsene vanto, e lo distilla solo a piccoli sorrisi e brevi frasi che lasciatrapelare ogni tanto».
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«Zeman, il senso profondo della vita»
(Il Romanista – A.F.Ferrari) «Zeman dà l’idea di uno che ha capito qualcosadi profondo sul senso della vita ma lotiene per sé, senza farsene vanto, e lo distilla solo a piccoli sorrisi e brevi frasi che lasciatrapelare ogni tanto».
Così Giuseppe Sansonna, regista, autore del soggetto edella sceneggiatura del docufilm, Zemanlandia,descrive in un’intervista a “Il Romanista”Zdenek Zeman.
Come è nata l’idea di fare un docufilm su Zdenek Zeman? Io da adolescente andavo spesso a vedere lepartite del suo Foggia nel catino incandescentedello Zaccheria dove in uno stadioda diecimila posti c’erano ventimila tifosiassatanati per vedere questo gioco delirante,meraviglioso e questa figura alla Clint Eastwood con la sigaretta e il suo impermeabile.Noi pugliesi eravamo orgogliosi perché finalmente si parlava di noi non per questioni legate alla cronaca nera o allaquestione meridionale ma finalmente eravamo sugli scudi d’Italia per qualcosa di positivo,di travolgente.
Che personaggio è Zeman?Lui mi sembra un personaggio dei film diKaurismaki - regista finlandese - cioè quelle figure stoiche che davanti a tutte le vicissitudini dell’esistenza rimangono imperturbabili.Anche se in realtà lui è molto simpatico.Dietro a questo apparente gelo ha una simpatia tutta sua, molto spiazzante.Inoltre è un uomo dotato di un’umanità rara.Con noi si è reso molto disponibile e iogliene sono molto grato. Zeman accettò difare questo docufilm anche perché si parlavadi quella fase iniziale dove tutto era propositivo e limpido. Si è comportato da vero attore. È stato particolare lavorare con luianche perché, specialmente nel primo approccio,ti mette molto in soggezione.Zeman come ha detto più volte è unapersona che ascolta molto e parlapoco.Sì, in questo è molto siciliano, pesa moltole parole. Conosce bene il peso delle parole,l’arte della parola e il silenzio per daresenso alle parole.
È ancora in contatto con Zeman?Quando l’ha visto l’ultima volta?L’ho visto a Pescara in occasione dell’ultima di campionato quando parlando del fatto che in molti tra i nemici sono saliti sulcarro del vincitore lui, con il suo classico atteggiamento,disse: «Sì, ci brucia un po’...».Poi l’ho incontrato a Trigoria nel giorno della presentazione dove mi ha intravisto tra le molte persone presenti e mi ha fatto uno dei suoi sorrisi stupiti. C’è stato un momento esilarante durante la conferenza quando gli hanno chiesto se lui fosse cambiatoe lui ha risposto: "No, però tutti dicono che sono cambiato e quindi mi conviene dire che sono cambiato". È una figura che estranea.
Zeman è un personaggio che divide. Sì, lui è uno che piace a molti come in moltilo odiano. Non per fare lo zemaniano, maio credo che chi lo odia sia un po’ in malafede.Io ho cercato in questi due documentaridi andare oltre la figura del mito perchésecondo me il mito è sempre qualcosa di insultantealla fine, perché il mito sta lì e lo si adora aprioristicamente. Invece lui è moltopiù un esempio: se tutti facessero nei lorocampi quello che lui fa sul campo da giocole cose andrebbero sicuramente meglio.
Ci può raccontare un aneddoto avvenuto durante le riprese?Mi ha stupito una sua considerazione sul cinema:uno dello staff del Foggia riflettevasui costi e sui ricavi del cinema e davanti allecifre diceva: "Eh, ma il cinema costa e nonrende..." e Zeman, fissando un punto dell’orizzontecon la sigaretta in bocca: "Lui -riferito a me - non lo fa per i soldi, lo fa perla gente". Tra l’altro creando una analogiacon quello che lui fa nel calcio e il mondodel cinema. Comunque stargli vicino è stataun esperienza particolare. Un altro aneddotodivertente e che rende l’essenza di Zemanè quando stavo facendo un lungo pianosequenza della panchina durante la partitaTernana-Foggia che era decisiva perl’accesso ai play-off: il Foggia stava perdendo3-2, al 92’ Sau si invola verso la porta, saltail portiere, arriva defilato e tira in portama, mentre tutti gridavano al gol, la pallava a lato e lui, tranquillamente, si gira versodi me è mi fa un sorriso come per dire:"Così è la vita..." come per dire che ad uncerto punto bisogna rassegnarsi al destino.
Per Zeman Roma è un punto diriferimento tant’è che ha deciso di viverci.Mi sa spiegare perché?Roma per lui è importante anche perché lìha le radici. Importante è anche e soprattutto la Roma che lui ha sempre seguito.Inoltre ha un rapporto particolare con Tottie poi come ha detto anche in conferenzastampa ha un rapporto diverso con la tifoseria rispetto a quella della Lazio. Roma èuna piazza da sud Italia nel senso di passione calore. Ed è proprio di questo calore chelui ha bisogno per fare da contraltare al silenzio interiore, alla malinconia che si portadentro. Il suo massimo divertimento èvedere la gente festante. Vivere l’evento perlui è il massimo.
A Roma però Zeman ha lasciato unbuon ricordo sia ai tifosi della Laziosia a quelli della Roma. Fatto rarodata la rivalità tra le due tifoserie.Questo perché Zeman travalica anche ilcalcio. Una delle cose che ho capito, che hointravisto nel suo ritorno nel calcio checonta: cosa che hanno capito prima a Pescaraed ora a Roma è che lui ha la capacità,nonostante questi anni di assenza e i suoi65 anni, di entrare in sintonia con i ventenni attuali che hanno vissuto esperienze completamente diverse dalle sue. Cosache, se uno ci pensa, non accade nemmenoin tutti gli altri ambiti professionali, lavoratividella vita italiana. Riesce a farsi ascoltare. Zeman è considerato un maestro dicalcio per la sua bravura con i giovani.Questo pregiudizio su Zeman e i giovaninon lo capisco. Spero che i campioni si metteranno al suo servizio così forse riusciremoa vedere il Barcellona in Italia. Se la Roma comprerà i giocatori giusti che vuole luisicuramente vedremo un qualcosa di folgorante,di memorabile. Ne sono convinto.Quando te stai con lui hai sempre la sensazione che lui sappia sempre quello che fa.
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