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L’ultima maglia di Simplicio

(Il Romanista) – Il suo saluto ai romanisti è stato il più emozionante di tutti. Perché è stato impossibile non volergli bene.

Redazione

(Il Romanista) - Il suo saluto ai romanisti è stato il più emozionante di tutti. Perché è stato impossibile non volergli bene.

Fabio Simplicio lascia la Roma, rescinde il contratto dopo che il suo procuratore in mattinata aveva trovato l’accordo con Baldini e va a giocare in Giappone dove lo aspettano tanti tanti soldi e un contratto di diciotto mesi con i Cerezo Osaka. La notizia del suo addio si diffonde quando il brasiliano è già in campo ma non si allena coi compagni. Segue la seduta da bordocampo, parla col preparatore Chinnici, fissa la Curva Sud, ha sempre le mani dietro la schiena.

Quando è il momento di lanciare i palloni non resiste. Lo fa. Poi lancia anche la maglietta e saluta commosso. La gente, visto che la notizia già rimbalzava su radio e siti, sa che è l’ultimo atto. E gli riserva tanti tanti applausi. Doverosi, per un giocatore che non solo ha segnato alla Lazio – standing ovation – ha provocato rigori ed espulsioni sempre contro la Lazio – altra standing ovation – ma con quel faccione un po’ così e quella corsa che sembrava sempre più lenta degli altri alla fine è stato un ottimo professionista e un buon calciatore, quasi sempre utile alla causa. Ha ingoiato bocconi amari (l’esclusione dal ritiro dello scorso anno voluta da Luis Enrique) ma si è preso anche qualche soddisfazione. Trentatré anni da compiere a settembre, arrivato a Trigoria dal Palermo a parametro zero due anni fa, lascia la Roma con un totale di 53 presenze e 9 gol. Indimenticabile, come detto, il suo ruolo in tre dei cinque derby consecutivi vinti tra il 2009 e il 2011. Impossibile, ripensando ai suoi sorrisi in quelle partite, non avergli voluto bene.