rassegna stampa roma

La sfida di Cellino affonda il Cagliari

(Il Romanista – M.Bianchini) Il clima assurdo, venuto a crearsi intorno alla decisione di far giocare a porte chiuse la partita Cagliari -Roma, chiama in causa una serie di pesanti responsabilità a vari livelli.

Redazione

(Il Romanista - M.Bianchini) Il clima assurdo, venuto a crearsi intorno alla decisione di far giocare a porte chiuse la partita Cagliari -Roma, chiama in causa una serie di pesanti responsabilità a vari livelli.

Ma oggi il dito viene puntato soprattutto sul presidente sardo Massimo Cellino, forse troppo impegnato fra “tintarelle” di Miami e litigate con le autorità costituite cagliaritane, in uno sconcertante scaricabarile che dura ormai da tempo immemorabile. L’episodio, che se non fosse gravissimo, si potrebbe tranquillamente relegare fra i colpi di testa di presidenti presuntuosi, è la sintesi estrema della situazione - calcio in Italia. Le questioni si incancreniscono mentre si assiste all’anarchia delle regole, e poi esplodono fragorosamente. Di tutti gli aspetti gravi di questa vicenda sarda se ne parla abbondantemente in altri articoli di questo triste Romanista senza Roma.

A me preme sottolineare in queste righe l’atteggiamento insolente del sig. Cellino, e la sua mancanza di rispetto nei confronti della Roma. Costretta a volare avanti e indietro nei cieli italiani. Il novello Don Chisciotte, lanciato da sempre contro i “mulini” che non fanno girare le pale secondo i suoi desideri, ora si è scontrato con il muro prefettizio e, successivamente su quello sportivo. Sempre che ci si fermi qui. Che si aspettava il presidente chitarrista, che le autorità si calassero le braghe all’ultimo minuto? Sapeva quanto fosse impossibile e allora sorge il sospetto di aver scelto la Roma come cassa di risonanza strumentale per la sua battaglia. La “sceneggiata” dal sapore ricattatorio, covata nel suo eremo americano, ha creato a tutto il calcio italiano e ai giocatori e dirigenti giallorossi forti problemi. I trasportatori di bagagli, fisioterapisti, medici, massaggiatori, tecnici con Zeman in testa, hanno dovuto sobbarcarsi una gita non richiesta con tanto di pernottamento in albergo, prima di sapere a tarda notte che il programma era cambiato e la partita sospesa. A questo punto l’equazione appare chiara. Cagliari 0 - Roma 3.

Ufficialmente la sanzione arriverà in queste ore. Ufficiosamente, regolamenti alla mano, è una fine della storia assolutamente inconfutabile. Che sia il comune di Cagliari a dover risistemare l’impianto sportivo o la società che l’ha preso in gestione a noi poco interessa. Ciò che conta è ristabilire la giustizia, e, con essa, rimettere un po’ in carreggiata il presidente Cellino. Si è saputo che la Federcalcio ha aperto un’ inchiesta, accendendo i riflettori sull’intera vicenda. Ma quante volte abbiamo ascoltato questo proponimento nella vita sociale come nello sport? E se l’avvio dell’ inchiesta è quasi sempre un atto dovuto, ritenendolo necessario al chiarimento delle responsabilità, come mai la sua chiusura, spesso, avviene lontano dai riflettori? Tuttavia questa volta temiamo che la Federazione si darà la classica zappa sui piedi dovendo aprire gli occhi dopo averli socchiusi anche sulle numerose peregrinazioni dei tifosi sardi a Trieste. Responsabilità a vari livelli, dunque, compresi i parlamentari.

La legge sugli stadi, infatti, sembra una pallina da tennis che continua a rimbalzare fra Camera e Senato. Poi, non ci si meravigli se all’estero, ancora una volta, si colga un’altra occasione per deridere l’Italia e il calcio italiano, con i suoi uomini e i suoi tifosi.