rassegna stampa roma

Il solito Moggi provoca Zeman

(Il Romanista – D.Giannini) – «Il risultato di una partita talvolta è casuale ma la prestazione no».

Redazione

(Il Romanista - D.Giannini) - «Il risultato di una partita talvolta è casuale ma la prestazione no». I romanisti questa frase che racchiude molto del pensiero calcistico di Zdenek Zeman la conoscono da anni. Di più, la portano nel cuore, perché rappresenta l’idea di un calcio migliore, spregiudicato, non speculativo. Una filosofia, quella zemaniana, che nonostante i detrattori ha varcato i nostri confini ed è arrivata ad affascinare, o quanto meno ad incuriosire, anche la Germania.

Il prestigioso settimanale Kicker lo ha intervistato per spiegare ai tedeschi chi è e cosa pensa l’uomo che da anni ha portato bel gioco e la speranza di un calcio pulito. L’uomo che per primo ha avuto il coraggio di scoperchiare il pentolone per provare a ripulirlo da un’infinità di brutture. Sono passati 14 anni dalla sua frase sulle farmacia e gli uffici finanziari che scatenò il putiferio. Dopo la quale di fatto ha dovuto girare l’Italia e poi il mondo per tornare a casa, alla Roma, per riprendere un discorso interrotto non per sua scelta. Domani c’è la sfida con la Juve, la partita delle partite. E mentre Luciano Moggi attacca nuovamente Zeman in maniera che dire scomposta è dire poco («Speriamo finisca 6-0 a favore della Juve così imparano a fare i furbi, ha detto a  tuttojuve.com-. A Roma c’è qualcuno che fa il furbo e si chiama Zeman. Pure con Ciro Ferrara ha tentato di mettere in piedi il solito giochino. Mi auguro che la Juve in campo gli dia una bella lezione di calcio»), il calcio tedesco chiede di ascoltare gli insegnamenti del maestro boemo.

Il calcio tedesco, ovvero quello della Bundesliga che ha messo la freccia e ha superato la Serie A. Il calcio degli stadi belli e funzionali, il calcio che era vecchio e che ora è il modello per tutti. Ecco, quel calcio, quello di Kicker, ha chiesto «Come si vive a Zemanlandia, il paradiso del gioco d’attacco?». Il tecnico giallorosso ha risposto con la solita eleganza e ironia: «Tutto dipende dalla filosofia che uno abbraccia. Le mie squadre si trovano abbastanza bene. Ogni giocatore ama molto più costruire che distruggere. Secondo la mia opinione non esiste uno schema più idoneo del 4-3-3 per coprire tutto il campo. Questo è il motivo per cui cerco sempre giocatori utili a questo schema di gioco, piuttosto che il contrario. Se mi sento soddisfatto quando la mia squadra viene applaudita nonostante una sconfitta? Assolutamente sì[...]»

Per me il risultato non è necessariamente l’indicatore di un buon lavoro svolto. La maggior parte dei miei colleghi fanno dipendere quasi tutto dal risultato, poiché un punto in più potrebbe evitare l’esonero. La concentrazione su ciò che è essenziale ne risente moltissimo. Un tempo l’allenatore aveva maggior prestigio all’interno delle società. Il calcio è considerato principalmente business e politica e meno come sport. Il business funziona con regole differenti. Il calcio si basa oggigiorno su di una mentalità, “usa e getta” che grava pesantemente su allenatori e giocatori».[...]

Gli domandano delle parole di Prandelli, che si interrogava sul perché Zeman non avesse mai allenato i più grandi club d’Europa. Semplice, chiara, impeccabile la risposta: «Questo non è dipeso dalla mia volontà, ma dalla volontà altrui. Se sarebbe stato meglio rimanere in silenzio anziché criticare il sistema del calcio? No. Nei confronti dei tifosi mi sarei comportato da ipocrita». La reputazione del calcio è ormai rovinata? «E’ normale che le persone si siano allontanate, sono successe delle brutte cose. Il problema è che gli episodi accaduti all’interno dei club e delle istituzioni hanno portato portato ad una escalation di violenza. Ad oggi nella Serie A mancano delle squadre d’élite, anche se secondo me è diventata abbastanza equilibrata. Ma dal punto di vista economico la Serie A italiana non può concorrere con Germania, Inghilterra e Spagna.[...]»