(Il Romanista-D.Galli)Al peggio non c’è mai fine. Mai. Mentre il caos sulla discriminazione territoriale ormai dilaga – la Figc ci rimetterà mano, ma a stagione terminata perché si interviene a stagione in corso solo se lo chiede Galliani - il giudice sportivo Gianpaolo Tosel non punisce (per ora) i cori antisemiti degli juventini contro i fiorentini e rimanda la palla alla Procura Federale e, udite udite, all’Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive. Lo fa per non archiviare direttamente, lo fa perché i collaboratori della Procura – incredibile ma vero – riportano nella loro relazione che le «parole (del coro, ndr) non sono state percepite dagli scriventi e comunque non erano distinguibili a causa del brusio creato dalle 40.000 presenze di spettatori».
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Cori antisemiti? La Juve si salva
(Il Romanista-D.Galli) Al peggio non c’è mai fine. Mai. Mentre il caos sulla discriminazione territoriale ormai dilaga – la Figc ci rimetterà mano, ma a stagione terminata perché si interviene a stagione in corso solo se lo chiede Galliani
Non distinguibili? Quindi l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane per averlo distintamente sentito cos’aveva, il superudito? «Fiorentini non italiani, ma soltanto una massa di ebrei». Questo hanno cantato gli juventini per tutta Italia, per la stampa che ne ha dato resoconto, per la tifoseria viola che s’è indignata, per la Comunità Ebraica che s’è infuriata. Per tutti, quindi, tranne che per gli ispettori della Procura guidata da Stefano Palazzi. Anche Tosel scrive (nel comunicato) di averli ascoltati, ma ha le mani legate, è vincolato dalla relazione dei collaboratori di Palazzi. Date un’occhiata e state attenti: le parole tra virgolette sono quelle della relazione ricevuta da Tosel. «Il Giudice sportivo, letta la relazione dei collaboratori della Procura federale nella quale, tra l’altro, si riferisce che “nel corso della gara, ed in particolare nei primi dieci minuti del primo tempo, una parte dei tifosi stipati nella Curva Sud della Juventus intonava un coro le cui parole non sono state percepite dagli scriventi e comunque non erano distinguibili a causa del brusio creato dalle 40.000 presenze di spettatori”; considerato che tale insultante coro, dal biasimevole tenore antisemita, è sufficientemente intellegibile nel file-video allegato come relazione integrativa dalla stessa Procura federale manda al Procuratore federale affinché voglia acquisire, anche tramite l’Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive presso il Ministero dell’Interno, e di riferire a questo Giudice ogni ulteriore circostanza utile per valutare la dimensione e la percettibilità di tale condotta, nonché in merito all’esposizione nel settore occupato dai sostenitori della Fiorentina di una sorta di manifesto dal tenore asseritamente insultante la memoria della tragedia dell’Heysel».
Il giudice chiede dunque alla Procura Federale, e per la prima volta esplicitamente all’Osservatorio (per coinvolgere la Digos), di fornirgli altri elementi per decidere. Tosel non può fare altro, perché il nuovo articolo 11 del Codice di Giustizia Sportiva, che equipara sorprendentemente la discriminazione territoriale a quella xenofoba e antisemita, parla di «dimensione e percezione reale del fenomeno». Secondo i collaboratori della Procura federale, il «brusio» dei 40 mila juventini ha impedito di percepire il coro sotto processo. Se questa è giustizia. La falla di questo Codice continua a far imbarcare acqua al calcio italiano, sempre più vicino all’affondamento. Il giudice sportivo cerca di rimediare, prova a tamponare le lacune di una normativa, quella sulla discriminazione tout court, che si sta rivelando fragilissima. E come? Basta leggere la seconda parte del comunicato. Dopo non aver potuto sanzionare la Juventus – ci stava la squalifica dello stadio, altro che quella del singolo settore: la Roma a gennaio 2006 giocò a Rieti per un vergognoso striscione antisemita – il giudice per Napoli-Roma prova a battere una strada nuova. Già perché gli sfottò contro i napoletani si sono (ovviamente) ripetuti, e (ovviamente) gli ispettori della Procura Federali li hanno (in questo caso) distintamente percepiti.
Tosel però sa che non può punire più uno specifico settore dell’Olimpico, perché il Codice di Giustizia Sportiva tace in merito alla ascrivibilità del coro in trasferta. La Corte Federale infatti ha appena assolto Inter e Roma: l’articolo 11 non dice nulla e Tosel non può ripetere l’esperimento del passato, quando chiudeva le Curve. Il giudice decide allora di chiedere un aiuto non solo alla Procura federale, ma di nuovo (come per Juve- Fiorentina) all’Osservatorio. «Per riferire a questo Giudice – si legge – ogni circostanza utile per l’individuazione del settore occupato presso lo stadio Olimpico da tali sostenitori della Roma». Tosel si affida all’Osservatorio seguendo la logica della nominatività dei titoli di accesso. Il giudice è convinto che tra Procura e Osservatorio si possa risalire agli “esecutori” dei cori anti-Napoli. Probabilmente, forte del fatto che tanto la norma cambierà a fine stagione, la Procura congelerà tutti i dossier, sia quello su Juve-Fiorentina sia quello su Napoli-Roma. Attenzione, però, perché può esserci il finale a sorpresa. Se la Procura alzerà le mani e riconoscerà l’impossibilità di risalire al settore d’appartenenza all’Olimpico degli “esecutori”, il giudice, tenuto a punire qualcuno per quei cori, sanzionerà la Roma con la chiusura di tutto lo stadio. Questa è cronaca. Ma assomiglia tanto alla fantascienza.
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