(Il Romanista - L.Pelosi) - Mimmo Di Carlo lo scorso anno voleva dargli il pallone d’oro del Chievo. «Nel momento in cui è entrato nei meccanismi e nella logica del campionato italiano, è riuscito a diventare uno dei punti di riferimento della squadra», disse l’allora tecnico gialloblù al termine dello scorso campionato.
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Bradley: «Miglioro ogni giorno»
(Il Romanista – L.Pelosi) – Mimmo Di Carlo lo scorso anno voleva dargli il pallone d’oro del Chievo. «Nel momento in cui è entrato nei meccanismi e nella logica del campionato italiano, è riuscito a diventare uno dei punti di...
Domenica Michael Bradley ritroverà il Chievo da avversario ma non Di Carlo, perché adesso sulla panchina dei prossimi avversari della Roma c’è Eugenio Corini, a completare il trittico dei senza capelli. E proprio quando manca poco alla sfida contro la società che lo portò in Italia prelevandolo dal Borussia Moenchengladbach (in realtà la stagione precedente era in prestito all’Aston Villa), il centrocampista si è raccontato al portale "Foxsports.com".
«Quando si guarda alle migliori squadre italiane - ha detto - sia che si tratti della Nazionale o sulle migliori squadre di club, c’è sempre un apprezzamento per i giocatori in ogni ruolo, ma soprattutto per quelli del centrocampo che sono in grado di sacrificare loro stessi». Ancora sul calcio italiano, ecco le considerazioni sul suo inserimento in Italia: «Da quando sono in Europa e ho viaggiato un po’, ho sempre avuto modo di pensare che le mie abilità si sarebbero adattate bene in Italia. Ci sono state una o due esperienze lungo la mia strada che non hanno funzionato, poi due estati fa, quando le cose con il Borussia Moenchengladbach erano terminate e c’era la possibilità di andare al Chievo, ho ritenuto che sarebbe stata una cosa molto buona per la mia carriera. Mi piace giocare qui, gli italiani amano il loro calcio, sono veramente appassionati. Si tratta di una parte molto importante della loro vita e di ciò che sono. Penso che sia la stessa cosa per me. Avere la fortuna di giocare in un paese, di giocare un club, di essere circondato da persone che pensano nel mio stesso modo, questo è qualcosa di speciale». Ma il campionato italiano non era una novità per lui, che fin da giovanissimo è sempre stato un appassionato del nostro calcio: «Ricordo quando mi svegliavo al mattino e con mio padre guardavamo le partite del campionato italiano».
Proprio lui, Bob Bradley, che oltre ad essere suo padre è stato il suo allenatore sia nei New York Metrostars sia nella nazionale americana. Non è certo un raccomandato, però. A portarlo in nazionale fu Bruce Arena e adesso che non c’è più Bob Bradley, Michael c’è ancora. E ogni tanto ripensa a quando, da piccolo, guardava le partite del calcio italiano: «Era bellissimo perché dagli Stati Uniti potevo vedere come era il calcio qui e vedere com’era il calcio qui: c’erano grandi centrocampisti. Mi piaceva osservarli e cercare di imparare qualcosa per il mio gioco». E il futuro? Chievo-Roma e non solo: «Ogni giorno sento che sto migliorando e diventando un giocatore più completo. Questa è una battaglia senza fine, questa deve essere la vostra mentalità. Sono sicuramente migliorato nei passaggi e nella visione di gioco».
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