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Borini: «Voglio di più»

(Il Romanista . G.Dell’Artri) – È l’uomo del momento anche se lui fa il modesto e dice che «sto finalizzando il grande lavoro della squadra».

Redazione

(Il Romanista . G.Dell'Artri) - È l’uomo del momento anche se lui fa il modesto e dice che «sto finalizzando il grande lavoro della squadra».

Fabio Borini si racconta in una lunga intervista a Roma Channel tra passato («l’esperienza inglese è stata fondamentale), il presente («il nostro progetto è valido») e futuro («voglio sempre di più»).

Come stai?

Bene. Non pensavo di avere un adattamento così veloce qui.

Il tuo segreto è l’ambizione?

Sicuramente, voglio sempre raggiungere qualcosa in più.

Che significa essere l’uomo del momento?

Non è così, faccio gol per la costruzione che c’è dietro. Il mio compito è finalizzare quel che costruiamo a partire dal portiere.

La tua storia parte da molto lontano: a 16 anni fai una scelta complicata e vai via…

Sì, ci fu una riunione di famiglia, ma anche senza sarebbe stato uguale. I miei mi hanno lasciato totale libertà, credo che dovrebbero farlo tutti i genitori nei confronti dei propri figli. Io ero sicurissimo di quello che stavo facendo.

Avevi un minimo di paura?

Sicuramente sì, soprattutto per la nuova lingua.

Ti ricordi il tuo debutto?

Sì, partita importante col Tottenham. Sono entrato in campo in una situazione vantaggiosa, vincevamo 3-0. Ho giocato 10 minuti e sono uscito con i crampi per l’emozione che avevo.

Ci parli di Ancelotti?

Ha sempre avuto stima di me, rivede un po’ di Inzaghi. Gli piace uno voglioso, che non si fermava nemmeno di fronte a Terry, Che guardava se stesso senza guardare gli altri. E’ un bravissimo allenatore e lo ha dimostrato ovunque…

Poi con lo Swansea hai dato tutto te stesso.

Avevo gran voglia di esplodere e tirare fuori tutto quello che avevo mandato giù. Sapevo che per meritarmi il rinnovo dovevo fare tanto. Essere fuori rosa per un problema contrattuale non è stato facile.

Poi quella tua punizione col Nottingham Forest…

Avevo proprio bisogno di quel gol, per fare un passo successivo e continuare a fare bene.

Sono diventate famose le tue punizioni, per cui ti sei allenato con Drogba.

Sì, anche ora provo tutti i giorni questo tipo di punizione con portiere e barriera. Non è un gesto tecnico facile e se non ti alleni quotidianamente rischi di perderlo. Quando è possibile la provo in allenamento, anche se qui ci sono ovviamente calciatori migliori, come Pjanic e Francesco.

Hai mai provato a calciare?

Ci proviamo! (ride). Ma sappiamo che Totti comanda ed è giusto che sia così.

Tornato a Parma,cosa provavi?

Non ero deluso dell’esperienza inglese: in 4 anni penso di avere dato tutto e avere ricevuto quello che potevo. Col Chelsea ho vinto qualcosa, anche se non da protagonista e con lo Swansea ho dato il mio contributo. Andare a Parma per me significava scendere di uno step per giocare, per poi provare a risalire. Avevo bisogno di giocare.

Molti ti paragonano a Inzaghi,ma tu come ti descrivi anche dal punto di vista tecnico?

Un tassista di recente mi ha detto che si è ricreduto: non credeva fossi forte tecnicamente e pensava che fossi solo un rapinatore d’area di rigore. E’ che quando lavori tanto e corri, a volte arrivi stanco sul pallone e di questo può risentire la tecnica. Io però non credo sia un limite, bisogna lavorare tecnicamente sulla fatica.

Sei stato accostato anche a Delvecchio e a Kuyt.

E’ un bel mix (ride). L’olandese corre tantissimo! Delvecchio è stato importantissimo per la Roma, derby o non derby ha sempre segnato e Inzaghi ha vinto tantissimo. Sarebbe un bel mix completo, prenderei volentieri queste caratteristiche da ognuno di loro.

Che hai pensato dopo il tuo esordio con gli Azzurri?

Mi faceva strano essere lì con i grandi nomi come Buffon e gli altri. Anche se ho lavorato per arrivarci e per me la Nazionale è il massimo degli obiettivi. Andare all’Europeo sarebbe fantastico.

Il tuo primo contatto con la Roma?

Avevo sentito delle voci anche prima di andare a Parma, ma avevo già preso la mia decisione e non si poteva fare niente. Poi proprio il 31 agosto c’è stato il primo contatto ufficiale e si è aperto tutto.

Sabatini è sembrato molto soddisfatto di averti preso.

Mi ha sempre dimostrato molto sostegno. Anche quando ero infortunato è sempre stato dalla mia parte. E’ molto positivo e mi dà suggerimenti, mi consiglia come migliorare e mi parla della piazza di Roma.

Ti ha definito: "L’attaccante che ci manca".

Siamo tanti, ma siamo tanti diversi: io attacco lo spazio, Erik preferisce palla sui piedi, Osvaldo è fortissimo tecnicamente e Bojan è molto rapido.

Stai vivendo un momento incredibile e la tua esultanza è quella dei tifosi della Roma.

Fa piacere, vuol dire che ai tifosi piace. Heinze e Juan mi hanno raccontato che i loro figli hanno fatto la mia esultanza e loro li hanno messi in punizione! (ride)

Vivi in una famiglia di sportivi.Ti hanno insegnato il sacrificio?

Sì, molti mi hanno preso in giro quando ho detto che mio padre correva i 400, visto che lo ha fatto per due anni. Mia madre è appena tornata dai 100 km nel Sahara e mia sorella fa atletica. Mi hanno trasmesso tanto come voglia e spirito di sacrificio.

Che tipo sei fuori dal campo?

Molto tranquillo: il classico ragazzo di vent’anni che vuole vivere le proprie cose.

Si parla molto di Borini dal punto di vista caratteriale e si parla di una tua battuta fatta sull’arrivo ai ritiri.

Non c’era alcuna malizia.

Noi ti vediamo sempre ridere e scherzare con i compagni.

Molti non mi conoscono, non sanno come sono fatto. La mia parte privata in campo non si vede, in campo sono diverso: faccio il mio dovere e lo faccio nel miglior modo possibile.

Puoi anche andare a cena da solo quindi.

Sì (ride). La cosa è stata organizzata nel pomeriggio e io avevo già programmato un’altra cena. Non sono quelli i problemi di una squadra.

Dopo il tuo ultimo gol De Rossi ti ha quasi fatto male.

Un mio amico è talmente suo tifoso che si inchina ogni volta che segna. Daniele in campo ti carica e ti dà tantissimo.

Questa nuova società ragiona in grande.Che idea ti sei fatto?

Il progetto e le idee sono sicuramente valide. Al Chelsea c’erano le stesse idee di innovazione e sono buonissime e di grande auspiscio per il futuro. Non ho ancora parlato con gli americani, anche se con l’inglese potrei farlo abbastanza facilmente.

Questa città non ha tanto equilibrio.Come vedi la stagione?

Mi sono esternato da radio, giornali e tv. Spesso non seguo nemmeno le conferenze stampa del mister: mi esterno molto e guardo poco la classifica. Conta la singola partita.

Luis Enrique è un allenatore molto diverso?

E’ giovane rispetto ai colleghi ed ha sicuramente idee nuove. Ha giocato a grandi livelli fino a non tanto tempo fa ed ha ancora nel sangue il ritmo del calcio: sa cosa pensano i giocatori e cosa vogliono perché era nella stessa posizione.

A Genova il tuo primo gol. Quando sei cambiato dopo questi mesi?

Io per niente, sono cambiati i numeri, ma quelli non cambiano le persone, cambiano solo le statistiche.