rassegna stampa roma

Baldini: «Pallotta qui per essere ricordato»

(Il Romanista – D.Galli) – «Quando ho incontrato Pallotta gli ho chiesto perché volesse prendere la Roma, mi ha parlato delle sue origini italiane e del fatto di voler fare qualcosa per essere ricordato».

Redazione

(Il Romanista - D.Galli) - «Quando ho incontrato Pallotta gli ho chiesto perché volesse prendere la Roma, mi ha parlato delle sue origini italiane e del fatto di voler fare qualcosa per essere ricordato». Così il direttore generale della Roma, Franco Baldini, intervenendo al dibattito "Calcio, passione contro business" svoltosi giovedì pomeriggio al Centro dei Congressi all’Eur. Ancora su Pallotta, Baldini ha spiegato: «Gli ho detto che ci sarebbero dovuti essere investimenti, lui ha detto che i soldi li fa con i fondi di investimento e che la Roma è un marchio sottovalutato. E’ stata una risposta rassicurante, non è un tipo da mordi e fuggi. Resta la passione, è chiaro che per quello che è diventato il calcio e lo sport in generale bisogna trovare un equilibrio. Ognuno di noi deve fare la propria parte». Poi sul ruolo nella società del socio di minoranza, Unicredit. «La banca è un partner della Roma, quando non è partner della Roma si comporta come qualsiasi altra banca. Non c’è differenza di comportamento, quando la banca fa la banca lo fa in modo piuttosto serio. La banca ha sempre fatto impresa, dico che qui ha svolto un ruolo importante perché ha consentito a questa società di essere una società di Serie A, ha trovato quello che era il miglior partner e lavorerà per trovare altri partner».

Un salto indietro nel tempo per parlare di Franco Sensi:«Viene quasi costretto a prendere la Roma, tant’è che la prende a metà con Mezzaroma. Piano piano se ne innamora fino quasi a dedicarle ogni energia, la passione per il calcio è un qualcosa di molto contagioso. Un mese prima non sai cos’è il calcio e dopo un mese che guardi le partite, già ti senti in grado di poter dire lui è meglio dell’altro. Il segreto è questo. Il calcio è un esperanto, se vai in molti posti nel mondo e parli di calcio, chiunque può iniziare una conversazione con te. Questo è il segreto della passione, poi è chiaro che ci sono eccessi e c’è il modo di ricondurla in termini accettabili e di considerare equamente le due parti di spettacolo e sport. E’ quello l’equilibrio al quale dovremmo tendere tutti. Franco Sensi era stato talmente tanto coinvolto dall’amore popolare e aveva capito che avrebbe quasi guadagnato l’immortalità se fosse arrivato a vincere lo Scudetto. Quindi si è speso per poter arrivare a questo, non ho visto una persona più felice di Sensi il giorno dello Scudetto. E’ stata una cosa fantastica, poi anche io ho fatto il mio percorso evolutivo, ora sono quello che sono diventato, non quello che ero. Sono diventato dirigente con lui, quasi per default. E’ stata un’esperienza fondamentale che però non era quella che mi avrebbe portato a diventare un altro».