rassegna stampa roma

Zeman: «Dal ’99 ero in attesa di tornare»

(Corriere della Sera-L.Valdiserri) «Allenare può allenare chiunque. Quelli che insegnano sono pochi». Pensieri e parole di Johann Cruijff. Zdenek Zeman, sicuramente, approverà. Il

Redazione

(Corriere della Sera-L.Valdiserri) «Allenare può allenare chiunque. Quelli che insegnano sono pochi». Pensieri e parole di Johann Cruijff. Zdenek Zeman, sicuramente, approverà. Il

boemo ieri ha fatto il suo ritorno ufficiale a Trigoria, tredici anni dopo che il suo rapporto con la Roma si era interrotto bruscamente. E non certo per sua volontà. Ora che ha firmato per due anni con opzione per il terzo («Lo ha deciso la società, io penso sempre a contratti annuali») è ritornato nel posto che più ha amato: «Sono contento della fiducia che mi ha dato la società, mi ha permesso di tornare anche se magari un po’ in ritardo. Vivo e abito a Roma da 18 anni quindi la città la sento mia. Dal ’99 mi ero prefissato di tornare e se si leggono gli interrogatori del 2006 si capisce che ci sono stato abbastanza vicino, però allora non si poteva. Adesso sì. Sono felice e spero che alla fine della stagione saranno felici anche i tifosi».

 

E per la Roma, Zeman ha un pensiero delicato, da innamorato vero: «Se temo ancora ostacoli contro di me? No. Se avessi pensato di poter causare i danni del ’98 non sarei venuto, perché voglio bene alla Roma». In tanti dicono: Zeman è cambiato, ora cura di più la fase difensiva. Lui sorride: «Se questa è la moda lo dico anch’io. Ma non lo penso. Se segni 90 gol qualche rischio lo puoi anche prendere». Si altera un po’ solo quando gli dicono che non conosce la serie A dal 1999: «Informazione errata, io nel 2006 ho allenato il Lecce. È cambiato qualcosa: all’epoca le squadre italiane vincevano in Europa, dettavano legge, ora hanno lasciato spazio inglesi e spagnole. C’è un gap. Il problema del calcio italiano è che non è più credibile. Dalle farmacie e le banche alle sale scommesse? Penso che sia migliorato sui primi due obiettivi, nel terzo campo purtroppo c’è entrato e ci vorrà tempo per uscirne».

Luis Enrique?«Aveva le sue idee, molte anche buone, io magari sono un po’ più proiettato verso la porta avversaria ». Totti?«Francesco è tesserato come calciatore, quindi mi aspetto che faccia il calciatore. Sarà gestito come tutto il resto della squadra». De Rossi? «Per fare il regista ci vogliono altre doti, ma lui è un centrocampista completo, non un difensore, e può fare il mediano centrale con altre caratteristiche ». Verratti è un obiettivo, come Insigne, Destro, Capuano e Edu Vargas.

E gli arbitri? Alla Roma, con Luis Enrique, non si poteva parlarne. Con Zeman?«Per me è sbagliato non parlarne, ma se lo dice la società non ne parlerò, visto che sono un dipendente ». E il d.g. Franco Baldini:«Abbiamo le nostre idee, ma qui c’è democrazia. Zeman non è una terza o quarta scelta: è una scelta ponderata. Con lui continuiamo a cercare un gioco attrattivo, a valorizzare i giovani, a riportare la gente allo stadio. Ma il motivo fondamentale per cui lo abbiam preso è perché se lo merita».