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Toloi, Dodò e Ljajic: tutti sorrisi. Il futuro è (quasi) assicurato

(Corriere della Sera-G.Piacentini) Se quello con l’Atalanta era un esame, lo hanno superato a pieni voti. Rispetto ai compagni di squadra, infatti, Adem Ljajic, Dodò e Rafael Toloi hanno qualche motivo in più per sorridere.

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(Corriere della Sera-G.Piacentini)Se quello con l’Atalanta era un esame, lo hanno superato a pieni voti. Rispetto ai compagni di squadra, infatti, Adem Ljajic, Dodò e Rafael Toloi hanno qualche motivo in più per sorridere. Per motivi diversi, infatti, erano tutti considerati sotto esame: sabato sera non solo non hanno fatto rimpiangere gli assenti, ma si sono conquistati un pezzetto di futuro. E se è vero che a fine partita Rudi Garcia ha invocato la conferma in blocco della rosa attuale, è vero altrettanto che ha chiesto a gran voce dei rinforzi per giocare la prossima Champions League.

Logico che chi ha giocato di meno, si senta in bilico. «I conti li faremo alla fine, quando ci metteremo seduti intorno ad un tavolo con la società», le parole di Ljajic. Il serbo è stato quello che si è messo maggiormente in mostra. Non solo per sesto gol – da condividere con De Rossi che con un gesto da capitano gli ha ceduto un pallone che avrebbe potuto mettere lui in porta – in un campionato in cui ha servito anche 6 assist. Ma, soprattutto, perché dopo aver segnato si è definitivamente sbloccato dal punto di vista psicologico. L’assist per il gol di Gervinho è un colpo che non è nelle corde di tutti i giocatori ma solo in quelle dei più dotati, e Adem fa parte di quel club. La speranza di tutti quelli che hanno a cuore le sorti giallorosse è che la gara con l’Atalanta rappresenti il primo passo di un processo di raffinazione del «diamante grezzo», come lo ha definito Garcia che lo ha paragonato addirittura ad Eden Hazard, allenato da Rudi a Lilla. Un processo che non è solo mettere a disposizione dei compagni i suoi (tanti) mezzi tecnici, ma piuttosto trovare una continuità che nella sua carriera gli è sempre mancata, tanto alla Fiorentina quanto alla Roma. I margini sono molti: si tratta solo di avere da una parte la pazienza di aspettare e dall’altra la voglia di crescere.

La seconda risposta positiva è arrivata da Dodò. Prima di sabato, tra infortuni e scelte tecniche, nelle ultime 15 partite il brasiliano aveva giocato solo 83 minuti contro l’Udinese. A mettere in bilico la posizione del pupillo del d.s. Walter Sabatini il fatto che Garcia, pur avendolo a disposizione, spesso gli aveva preferito soluzioni “«i r ipi ego» spostando Romagnoli e Torosidis o arretrando Bastos. Contro l’Atalanta Dodò ha fatto vedere di poter es sere utile alla causa: bravo come al solito in fase offensiva, da un suo recupero è nato il gol di Taddei (un altro che si sta guadagnando sul campo la conferma), poco impegnato in quella difensiva. A suo vantaggio c’è il fatto che di progressi, rispetto allo scorso campionato, soprattutto dal punto di vista tattico ne ha già fatti molti. La strada imboccata, insomma, è quella giusta, ma la decisione finale spetterà a Rudi Garcia.

Così come per Rafael Toloi, il terzo sotto esame ma anche quello che aveva avuto meno occasioni per farsi vedere. Prima di sabato solo nella gara con il Torino, in cui ha dovuto marcare Ciro Immobile, il capocannoniere del campionato, e mostrato di dover ancora prendere le misure alla Serie A. Domenica scorsa è andato meglio, dimostrando una buona personalità, seppur aiutato da un Castan in forma stratosferica. Vista la lunga assenza di Benatia, avrà ancora tempo per crescere. Se lo farà, il riscatto sarà sicuro.