Si avvicina il 27 luglio, termine ultimo per presentare la candidatura all’elezione del nuovo presidente della Federcalcio (11 agosto, 278 delegati) e c’è aria di novità. Salvo ripensamenti, questa volta i candidati saranno davvero due: uno è Carlo Tavecchio, che in questo momento ha tutti i numeri dalla sua parte per raccogliere la successione di Giancarlo Abete; l’altro può essere Demetrio Albertini, che prenderà una decisione a metà settimana oppure un altro candidato, che sarà comunque l’espressione delle componenti tecniche (soprattutto Assocalciatori). È la base che vuole una candidatura che rappresenti un segnale di vero rinnovamento, come ha spiegato anche Campana, senza nulla togliere al valore di Tavecchio, che ha lavorato molto per la Lega Dilettanti e senza riferimenti all’età (71 anni).
rassegna stampa roma
Tavecchio quasi in porto ma i calciatori insistono avanti con un candidato
Salvo ripensamenti, questa volta i candidati alla presidenza della Figc saranno davvero due: Tavecchio e Albertini.
Ieri è stato giorno di Consiglio federale (via libera all’iscrizione di Brescia e Varese in B) e Albertini ha cercato di sintetizzare così la situazione: «C’è ancora una settimana di consultazioni, personalmente non ho chiesto e non mi hanno dato nessun mandato. Ricevo tante telefonate trasversali; mi chiedono di trovare il consenso, ma capisco anche che per qualcuno il problema è che sono stato un giocatore». Ulivieri, che guida i tecnici e che ieri ha incontrato Tavecchio, con il quale ha parlato di progetti legati al Settore Tecnico, è convinto che «Albertini potrebbe trovare convergenze importanti. Deve essere lui a parlare con Lotito, Macalli e Tavecchio». E a proposito dell’assemblea di A di giovedì, che ha dato mandato ad Agnelli e Lotito di stilare un programma da sottoporre ai candidati, il presidente dell’Aic, Tommasi, ha spiegato: «L’assemblea di A ha prodotto pochi effetti.
L’importante è dare un segnale forte al sistema, ma da quello che emerge al momento questo segnale è difficile da trovare». Ed è per questo che un candidato in alternativa a Tavecchio alla fine ci sarà. Anche perché uscire sconfitti da un’assemblea federale non è la fine del mondo.
La decisione della Lega di A di affidare la stesura di un programma di interventi ad Agnelli e Lotito (giovedì la nuova assemblea) è stato interpretato da Tavecchio, che vede avvicinarsi il traguardo, come un segnale di distensione: «L’interesse del sistema è che ci sia una pax nella Lega più importante; se questo avviene è un bene per tutti». Salvo precisare: «Il programma lo stila il presidente federale, non lo fa la Lega. Il presidente fa il programma; le Leghe poi lo controllano». Resta il fatto che la coincidenza fra crisi istituzionale e crisi tecnica rende necessaria una vera rifondazione della Figc e che, per questo, non è soltanto necessario trovare un presidente federale che sia deciso a cambiare passo, ma avere un governo forte e coeso, che sostenga il lavoro di chi guida la Figc. Per questo sarà significativo leggere il programma dei club di A (per ora ci si è fermati al metodo, in attesa del merito e di un accordo che resta complesso), perché da anni la Lega brilla per litigi, tensioni, brutte figure, mancanza di proposte e unità di intenti soltanto sui soldi dei diritti tv. Adesso in Lega si gioca a carte, come hanno fatto giovedì i presidenti di Genoa (Preziosi) e Sampdoria (Ferrero, da verificarne la posizione, in base alle Noif), dimostrando qual è il senso delle istituzioni di alcuni dirigenti di società. Ieri il presidente della Lega, Beretta, ha annunciato che Agnelli ha tutti i pre-requisiti per entrare in Consiglio federale e che anche in serie A (come in B) verrà adottata la bomboletta per stabilire la posizione della barriera sulle punizioni. Quando si dice: le righe contano più dele idee.
© RIPRODUZIONE RISERVATA