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La serie A ritorna pro Tav. Per la vittoria è quasi fatta. Il problema sarà governare

L’urna, oggi, non darà al probabile vincitore, Carlo Tavecchio, gli esatti connotati dei detrattori nella Lega di A, cioè quella che sostiene economicamente il sistema e per questo anche la più difficile da controllare.

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Il problema non è conquistare la vetta. Il problema, semmai, è restarci a lungo e in serenità, elementi necessari per tradurre in pratica la teoria delle riforme sul calcio. L’urna, oggi, non darà al probabile vincitore, Carlo Tavecchio, gli esatti connotati dei detrattori nella Lega di A, cioè quella che sostiene economicamente il sistema e per questo anche la più difficile da controllare. Gli darà però, attraverso le schede colorate, le esatte proporzioni del consenso, passaggio indispensabile per ottenere i due elementi di cui sopra. Già a metà pomeriggio, quindi, Tavecchio o (difficilmente) Albertini capiranno se il loro regno avrà lunga vita. Il premio dell’urna è la governabilità della Figc. E la squadra conta, sarà il primo tema del Consiglio federale fissato subito dopo il verdetto (Michele Uva nuovo dg?). Il secondo, come ovvio, sarà il nuovo ct. Il consenso passa anche di lì. Ma basta ripercorre gli ultimi due giorni di battaglia tra comunicati, agenzie e indiscrezioni per capire quanto in serie A l’equilibrio sia labile e quanto complicato sia procedere a velocità di crociera. 

Dal documento dei nove che ha tentato il ribaltone chiedendo il ritiro congiunto dei candidati e il ricorso al commissario dal Coni (ipotesi oggi legata solo alla cascata di schede bianche, più della metà dei voti espressi) ieri si sono staccati in parecchi. Qualcuno dando in pasto ai media la contro-inversione di rotta, come il Cesena che «procederà a votare seguendo la decisione presa a larga maggioranza nell’ultima Assemblea di Lega (il famoso 18-2 in sostegno a Tavecchio del 24 luglio, ndr) — le parole del presidente Giorgio Lugaresi, che aggiunge con sorprendente franchezza —. Io non voglio fare la parte di quello che non decide». Altri, cioè la Sampdoria di Ferrero e il Cagliari di Giulini, preparano la X su Tavecchio presidente, ma evitando di mettere nero su bianco la seconda inversione a U in due settimane. 

Altri ancora, invece, a poche ore dal voto (guarda caso) hanno tenuto a precisare il loro riposizionamento, anche se sulle carte Tavecchio non l’avevano mai mollato. È il caso di Verona e Atalanta, le cui note hanno spento le speranze di far saltare il banco da parte delle ribelli Juventus, Roma, Fiorentina, Torino, Empoli e Sassuolo. Così l’Atalanta: «Coerentemente, conferma sostegno a Tavecchio». E così il Verona: «Posizione conforme al voto espresso in assemblea». «Prevalgono gli interessi personali», ha laconicamente commentato il presidente Aic, Damiano Tommasi. 

Facendo un rapido conteggio nelle intenzioni di voto, si è passati dal 9-11 con forti probabilità di pareggio e sfiducia globale, venerdì, al probabile 14-6 per Tavecchio, oggi. L’importante, comunque, è fare gruppo. «Lavoro di squadra? — si domanda il capo degli allenatori, Renzo Ulivieri — questa è una novità. I problemi li hanno avuti fra di loro, sono andati anche in tribunale». Chi vince, insomma, è condannato a regnare seduto sul tritolo. Lunga vita al re.