James Pallotta rafforza ancora la sua posizione di presidente della Roma e Unicredit (che resta sponsor ufficiale della Uefa Champions League fino al 2015) esce dalla società giallorossa dopo un’avventura sui generis che durava dal 2010, quando il presidente Rosella Sensi firmò la cessione al colosso bancario del pacchetto di controllo di Compagnia Italpetroli, per ristrutturare il debito (di Italpetroli, non della As Roma) di 300 milioni. L’ufficialità arriva dal comunicato a Borsa chiusa in cui Unicredit, As Roma e Raptor «informano che è stato sottoscritto un contratto di compravendita di azioni nel quale Unicredit ha ceduto ad As Roma l’intera partecipazione detenuta nella Neep (la società controllante As Roma) per un corrispettivo di 33 milioni di euro versato per intero al momento della sottoscrizione». La quota ceduta è pari al 31% e porta Pallotta, attraverso Raptor, a controllare il 100% di Neep, cioè il 78% della società, escluso il cosiddetto «flottante». L’accordo chiude definitivamente la porta all’ingresso di soci — come il magnate cinese Chen Feng — che speravano di entrare attraverso la quota di Unicredit e di «scalare» la Roma in un secondo momento. Ora sta a Pallotta decidere se tenere per sé tutte le azioni, affidarsi a un nuovo socio (è appena entrato nel Cda Phillip Gold, grande investitore nei mercati mediorientali) o «parcellizzare» le quote tra più soggetti interessati a investire nella Roma, come Starwood, con particolare attenzione allo stadio da costruire. I tifosi si pongono una domanda: la spesa per le azioni influirà sul calciomercato? Non è un mistero che la Roma debba rientrare nei parametri del fair play finanziario. La deadline è nel 2015 e ci sono due strade: 1) farlo a partire da questo calciomercato, aperto fino al 2 settembre; 2) rimandarlo alla prossima stagione, mantenendo la rosa al massimo della competitività per questo campionato che in molti, anche dentro il club, vedono come un’occasione unica per uno scudetto che manca dal 2001. Il nome sulla bocca di tutti è quello di Mehdi Benatia, sul quale continuano a muoversi il Chelsea e il Manchester United. Gli altri attori della telenovela sono quelli di Mattia Destro e Adem Ljajic, nel susseguirsi di voci senza conferma di cui è fatto il calciomercato. L’ultima parola spetta a Pallotta. Per gli ottimisti non avrebbe senso «rovinare» l’immagine di una società in grande espansione con una dolorosa cessione di calciomercato, che metterebbe in difficoltà l’allenatore Rudi Garcia e darebbe un segnale negativo anche agli altri giocatori giallorossi con più mercato, da Pjanic a Strootman. Per i pessimisti le cessioni sono inevitabili. Il titolo in Borsa, ieri, è salito di quasi il 10%, a 0,7615 euro. È andata meno bene al «fantasceicco» Al Qaddumi, protagonista di un bluff nel febbraio 2013, che gli è costato 50 mila euro di multa da parte della Consob. Altri tempi. Ora la Roma è tutta di Pallotta e i tifosi, anche quelli che in passato l’hanno criticata, possono dire grazie a Unicredit per averla traghettata fin qui.
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La Roma di Pallotta è sempre più americana. Prese le quote Unicredit
I tifosi si pongono una domanda: la spesa per le azioni influirà sul calciomercato? Non è un mistero che la Roma debba rientrare nei parametri del fair play finanziario.
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