(Il Corriere della Sera - R.Perrone) Lo stadio stregato. Almeno per la Coppa Italia Antonio Conte e la Juventus della rinascita hanno trovato all’Olimpico il posto delle streghe. Dopo aver perso la finale di Coppa Italia 2012 contro il Napoli, dopo essere stata eliminata nella semifinale di Coppa Italia dalla Lazio nel 2013, la nuova Juventus esce nei quarti con la Roma nel 2014, perdendo la prima delle due sfide in cui le due squadre si trovano rivali in questa stagione. Madama si consola con il campionato dove sabato tornerà qui a difendere gli otto punti di vantaggio contro la Lazio. Non verrà ricordato come un buon giorno, questo 21 gennaio, nell’ambiente bianconero: l’affare Guarin-Vucinic sfumato, l’eliminazione in Coppa Italia. Ma se sulla prima vicenda la Juventus non ha colpe, sull’uscita di scena al termine di questa gara strana, anomala, le sue responsabilità sono evidenti. Non si tratta certo della scelta di schierare l’attacco di scorta o di cambiare i due esterni di centrocampo, ma di un atteggiamento generale, complessivamente troppo rinunciatario.
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Roma, notte magica
(Il Corriere della Sera – R.Perrone) Lo stadio stregato. Almeno per la Coppa Italia Antonio Conte e la Juventus della rinascita hanno trovato all’Olimpico il posto delle streghe.
Se la Roma gioca da Roma, con un alcune accortezze tattiche dopo la lezione di Torino in campionato, la Juventus non si comporta da Juventus. Infatti, oltre a incassare la quarta sconfitta stagionale (la seconda in Italia dopo quella di Firenze, più le due di Champions con Real Madrid e Galatasaray), si ritrova con quelle che Conte chiama «le bocche da fuoco» più che altro a bocca asciutta. Neanche un tiro in porta. Non è che la Roma, prima del gol di Gervinho, concluda a raffica, però Garcia, pur decidendo di stare più accorto, facendo molta attenzione alla manovra difensiva, ottiene dai suoi lo stesso calcio propositivo. Certo, più che attaccare con continuità, preferisce procedere a strappi, rapidi e violenti. L’allenatore francese sistema Nainggolan in marcatura su Pirlo e, per non estraniarlo completamente dal cuore dell’azione, lo alterna con Florenzi. Comunque sono sempre i giallorossi ad avere il controllo, mentre Madama, tiene botta con degnazione e tenta qualche rara sortita.
Conte, oltre a Storari, portiere di Coppa Italia, cambia gli esterni (dentro Isla e Peluso) e la coppia d’attacco. Meglio Isla, in generale, per quanto raffazzonato. Quagliarella è evanescente, Giovinco si batte, morde, conquista un’importante ammonizione per Benatia. La Roma, che attacca principalmente su fronte destro del suo attacco, non crea mai un chiara occasione per andare in vantaggio. Il problema per la squadra di Garcia è l’assenza di una punta che entri sui cross, almeno tre dei quali (specialmente uno basso di Gervinho) sono estremamente pericolosi. Da fuori provano in molti, senza fortuna, forse la migliore conclusione è di Totti, un sinistro improvviso, fuori di poco. La Juve neanche questo. Sta lì, poggiata sulla sua solidità strutturale a studiare il da farsi.
A inizio ripresa Madama si ripresenta più ardita e segna pure, con Peluso di testa, ma il cross, estremamente arcuato, fa una parte del suo percorso oltre il fondo. È un’estemporanea manifestazione bianconera. La partita riprende a senso unico giallorosso con la Juve che si difende senza affanni, ma per il resto sbaglia troppi passaggi vanificando alcune possibili ripartenze. Il primo tiro in porta, di entrambe le formazioni, al 34’ del secondo tempo, è quello decisivo: Pjanic, entrato da pochi minuti, ruba palla a Bonucci a centrocampo e avvia il contropiede decisivo, con Strootman che serve a Gervinho il pallone che impedisce i supplementari (parevano inevitabili) e consegna la semifinale alla Roma.
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