(corriere.it)Prima la brutta esperienza (una rapina) e poi la bella notizia del ritrovamento del prezioso Rolex. Guido Fienga, il manager internazionale che si occupa di diritti tv per conto dell’As Roma calcio, lo scorso 2 dicembre era stato uno dei malcapitati finiti nelle grinfie di una banda di rapinatori provenienti da Napoli che misero a segno quattro colpi nel giro della stessa mattinata. Fienga racconta la vicenda in una lettera al questore di Roma, Fulvio Della Rocca, in cui ringrazia gli agenti della Mobile per il pronto intervento grazie a cui gli è stato restituito l’orologio.
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Rolex rapinato al manager della Roma “Caso risolto in un’ora e mezzo”
(corriere.it) Prima la brutta esperienza (una rapina) e poi la bella notizia del ritrovamento del prezioso Rolex.
TECNICA DELLO SPECCHIETTO - «Mi chiamo Guido Fienga e sono una delle quattro persone rapinate del proprio orologio con la nota (ora anche a me) “tecnica dello specchietto” - scrive Fienga al questore - Le scrivo per esprimere la mia gratitudine verso i funzionari della Squadra mobile che hanno risolto prontamente il caso e mi hanno assistito. I suoi collaboratori sono stati semplicemente fenomenali. Non ho mai visto una manifestazione di professionalità, efficienza e prontezza come quella mostrata neanche a Londra, dove vivo spesso, e dove la polizia locale è certamente ben preparata».
CASO RISOLTO IN UN’ORA E MEZZO - Nella lettera, Fienga sottolinea la celerità dell’intervento della polizia: «Dalle 9.10, ora della rapina e della mia denuncia telefonica al 112, sono stato contattato 2 volte a stretto giro dalla questura che mi hanno chiesto dettagli sui rapinatori e sul mio orologio finché, alle 10,40 il vicecapo della Squadra mobile mi ha annunciato l’arresto dei rapinatori e il recupero della refurtiva (peraltro in un’altra zona di Roma) . In un’ora e mezza hanno risolto il caso».
STRANIERI - «Ho 43 anni e da circa 10 faccio l’imprenditore e manager tra l’Italia e l’estero, principalmente a Londra e a New York, stimolando investitori stranieri a credere ed investire in progetti italiani. Non le nascondo - prosegue la lettera inviata al questore - che, specie negli ultimi anni, nonostante credo di avere ottenuto discreti successi, le frustrazioni nel constatare il gap tra le potenzialità e la realtà del nostro Paese sono state tante. Nonostante potrei vivere più semplicemente e proficuamente trasferendo la mia famiglia ed i miei interessi all’estero, credo che oggi la mia generazione abbia perlomeno il dovere di provare a far ripartire questo Paese senza abbandonarsi ad una semplice e comoda rassegnazione. Quanto ho vissuto il 2 dicembre mi da una grande energia e conferma tutto quanto penso. Per un italiano che vive all’estero, le assicuro che uno degli aspetti più fastidiosi sofferti è ascoltare le continue commiserazioni che ci autoinfliggiamo parlando solo negativamente di noi stessi e del nostro Paese, guadagnandoci lo scherno, o peggio la compassione, dei colleghi stranieri».
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