rassegna stampa roma

Il nostro pallone preso a calci proprio da tutti

Crisi del primo sport in Italia. E ormai non ci fa più né caldo né freddo se ormai non si muove foglia che Lotito non voglia.

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Credevamo che, bene o male, il calcio italiano ci avesse ormai mostrato tutto e il contrario di tutto ma quella dell’allenatore che dopo avere vinto tre scudetti consecutivi con la stessa squadra saluta la compagnia dopo il primo giorno di lavoro della quarta annata, proprio ci mancava. Ai presidenti che si divertono a collezionare gli scalpi degli allenatori abbiamo fatto il callo. E ormai non ci fa più né caldo né freddo se ormai non si muove foglia che Lotito non voglia.

Il nostro calcio ha perduto la strumentazione di bordo ed è costretto a navigare a vista. Il nostro calcio ha perduto anche posizioni nel ranking Uefa e ci è toccato alzare bandiera bianca di fronte al sorpasso dei portoghesi. Non parliamo della nazionale, scivolata in quattordicesima posizione dopo il Mondiale brasiliano, quello di Paletta, di Cassano, di Thiago Motta e di Parolo. Il nostro calcio produce pure campioni (o sedicenti tali) che per regalare un polemico bacio ai nemici si fanno immortalare con il fucile spianato. Il nostro calcio affonda con i suoi stadi vintage e la fetida aria che ormai si respira attorno a troppe curve.

Nel nostro calcio, zavorrato dagli interessi di cortile e da legioni di pippe straniere, l’immagine è diventata un optional e quell’allenatore (e che allenatore!) che abbandona la nave bianconera appena levate le ancore, non ha certo contribuito a migliorarla. Conte avrà avuto tutte le ragioni di sentirsi stressato ma ha clamorosamente toppato i tempi dell’uscita di scena. A dimostrazione del fatto che il nostro calcio non riesce proprio a farsi mancare niente. Anche se di mezzo ci sono i migliori.